Dynamic Guard 22-2: come la NATO gestisce la EW
Il 25 novembre si è conclusa l’esercitazione Dynamic Guard 22-2. Ogni sei mesi la NATO dà prova delle sue capacità EW (electronic warfare). L’ultima, conclusasi circa una settimana fa, ha avuto luogo in Italia, in particolare nel Golfo di Taranto.
Ha partecipato alla Dynamic Guard 22-2 il gruppo operativo della NATO SNMG2 (Standing NATO Maritime Group). Le navi che ne fanno parte hanno come obiettivo la difesa delle aree alleate, garantendo la libertà di navigazione, sicurezza delle rotte e deterrenza.
Lo scopo dell’esercitazione Dynamic Guard 22-2
A dirigere l’esercitazione Dynamic Guard 22-2 è come sempre il NATO Allied Maritime Command (MARCOM), supportato dal Joint Electronic Warfare Core Staff della NATO (JEWCS). Ha luogo ogni sei mesi prima nel Nord Atlantico poi nel Mar Mediterraneo. Lo scopo è valutare e incrementare la risposta tattica delle nazioni alleate in caso di guerra elettronica.
I Paesi alleati possono così migliorare le forze militari nazionali e contemporaneamente contribuire al potenziamento in toto della NATO. Le navi assegnate al gruppo navale multinazionale SNMG, inoltre, mantengono elevati i livelli di competenza EW e difesa missilistica antinave. La SNMG2, per svolgere i suoi compiti, deve continuamente aggiornarsi attraverso esercitazioni e simulazioni di operazioni reali in scenari di crisi e conflitto.
Anche le unità del SNMG2 nel Golfo di Taranto
All’esercitazione hanno partecipato alcune navi appartenenti all’SNMG2. La fregata italiana ITS Alpino (F 594), la HMS Albion (L14), la nave ammiraglia USS Forrest Sherman (DDG 98) e la fregata ESPS Cristobal Colon (F 105) hanno dato il loro insostituibile contributo. Secondo il contrammiraglio Scott Sciretta, attualmente al comando del SNMG2, la Dynamic Guard 22-2 ha giovato tantissimo alla NATO e ringrazia l’Italia per aver “ospitato” le navi in addestramento.
“La Dynamic Guard ha dimostrato che le unità NATO nel Mediterraneo sanno come operare in uno scenario di guerra elettronica. Abbiamo anche migliorato la nostra interoperabilità in quanto alleati nello spettro elettromagnetico, fornendo agli osservatori l’opportunità di migliorare le capacità di guerra elettronica contro un avversario marittimo simulato”.
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