Giallo dei gasdotti Nord Stream: sospettato un gruppo filo-ucraino

Il giallo dei gasdotti Nord Stream continua dallo scorso 26 settembre, quando il sabotaggio dell’infrastruttura inasprì ulteriormente i rapporti tra NATO e Russia. La NATO accusava i russi mentre il Cremlino negava ogni responsabilità puntando il dito contro gli USA. Ad ogni modo, in seguito a quell’evento, i Paesi europei hanno intensificato la difesa delle proprie infrastrutture sottomarine. Ancora sono ignoti i responsabili del sabotaggio e nel frattempo spuntano nuove ipotesi. Secondo alcuni media, dietro il giallo dei gasdotti Nord Stream potrebbero esserci addirittura gli ucraini.

Il giallo dei gasdotti Nord Stream: un noleggio sospetto

In questi giorni spuntano notizie sui risultati delle indagini condotte dall’intelligence statunitense. Secondo numerosi media, a sabotare i gasdotti non furono né gli USA né la Russia ma un gruppo filo-ucraino. Dopo le indagini condotte dalla Svezia, dallo scorso novembre sappiamo che sono presenti tracce di esplosivo sul fondale marino. Questo fatto depennò l’ipotesi dell’incidente a favore di quella del sabotaggio; azione condotta, secondo quanto riportato, in modo “grossolano”.

Il Washington Post e il New York Times sostengono le accuse ai filo-ucraini. Il quotidiano tedesco Die Zeit e le emittenti pubbliche ARD e SWR affermano inoltre che la nave utilizzata per il sabotaggio proveniva dalla Polonia e che fu noleggiata da due ucraini.

Tanti altri invece preferiscono mantenere le distanze da tali affermazioni, come ad esempio la NBC News. Anche la CIA evita di commentare mentre ancora si tenta di fare chiarezza. Intanto Kiev nega qualsiasi coinvolgimento.

Le indagini della Germania sul giallo dei gasdotti Nord Stream

A cercare di fare luce sul giallo dei gasdotti Nord Stream sono ora le autorità tedesche. Tra il 18 e il 20 gennaio di quest’anno, la Germania ha perquisito una nave noleggiata in maniera sospetta. La Procura federale tedesca afferma quanto segue in un comunicato:

“Si sospetta che la nave in questione possa essere stata utilizzata per trasportare gli ordigni esplosivi impiegati per far saltare i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nel Mar Baltico lo scorso settembre”.

Il ministro della Difesa tedesco invita ad essere cauti con le accuse. Ancora è tutto da stabilire ed è anche possibile l’ipotesi di un attacco a “bandiera falsa” per infangare l’Ucraina e indebolire il supporto degli alleati europei. Per Boris Pistorius, Ministro federale della difesa della Germania, è fondamentale capire se il piano è ucraino o di un gruppo che agisce all’insaputa di Kiev.

Cosa pensano le altre nazioni sulla vicenda

Mykhailo Podolyak, consigliere del Presidente Volodymyr Zelenskyy, ha dichiarato alla NBC News che l’Ucraina è assolutamente estranea; difatti sabotare l’infrastruttura non aveva alcuna “ragione tattica” vantaggiosa per gli ucraini.

Anche Mosca respinge queste nuove tesi. Secondo la Russia, diffondere queste notizie può solo favore il vero autore del sabotaggio che intanto resta nascosto nell’ombra. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito le rivelazioni una “fuga di notizie coordinata”. Peskov chiede che la Russia possa partecipare alle indagini sulle esplosioni. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, si rifiuta di commentare finché sono ancora in corso le indagini di Danimarca, Germania e Svezia.

iallo dei gasdotti Nord Stream continua dallo scorso 26 settembre, quando il sabotaggio dell’infrastruttura inasprì ulteriormente i rapporti tra NATO e Russia. La NATO accusava i russi mentre il Cremlino negava ogni responsabilità puntando il dito contro gli USA. Ad ogni modo, in seguito a quell’evento, i Paesi europei hanno intensificato la difesa delle proprie infrastrutture sottomarine. Ancora sono ignoti i responsabili del sabotaggio e nel frattempo spuntano nuove ipotesi. Secondo alcuni media, dietro il giallo dei gasdotti Nord Stream potrebbero esserci addirittura gli ucraini.
In seguito al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream la nato crea la Critical Undersea Infrastructure Coordination Cell per proteggere le infrastrutture sottomarine (Fonte: Bundeswehr)

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