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Un possibile disastro ambientale a Kamchatka, trema la Russia

La paura di un disastro ambientale a kamchatka è in queste ore sotto i riflettori dell’opinione pubblica russa. Il golfo dell’Avacha è composto da alcune delle più belle spiagge dell’Oceano Pacifico, si tratta di tratti di costa protetti dall’Unesco. La particolarità di questi luoghi risiede nell’incantevole paesaggio formato da cime di vulcani attivi che spuntano all’orizzonte e da una meravigliosa sabbia nera.

Come su tutte le coste dell’Oceano Pacifico, centinaia di turisti e surfisti affollano la spiaggia del golfo. Da circa un mese, però, numerose segnalazioni hanno messo in allerta gli ambientalisti. Sono aumentati, negli ultimi 40 giorni, i surfisti che hanno riscontrato problemi di salute dopo aver domato le onde al largo della spiaggia di Kamchatka. Problemi di ustioni oculari, tosse secca, febbre alta e nausea sono i sintomi più riscontrati al momento. Contemporaneamente un numero sempre maggiore di mammiferi e pesci morti sono stati ritrovati lungo la costa, facendo scattare una serie di controlli sull’acqua.

Il governatore della regione Vladimir Solodov  ha ordinato una serie di campionamenti dell’acqua per risalire alle cause del disastro. Dalle prime analisi risulta un’acqua con presenza di petrolio 4 volte maggiore del limite consentito.

disastro ambientale a kamchatka (Fonte web)

Ulteriori ipotesi al disastro ambientale

All’ipotesi che il petrolio sia stato sversato da una nave in transito o affondata intenzionalmente, non crede l’ecologo Dmitry Lisitsin, capo della Guardia Ecologica di Sachalin. Infatti il petrolio ha un peso specifico minore dell’acqua, galleggia su di essa e non potrebbe uccidere animali marini da fondale come polpi e sogliole. Inoltre lungo la spiaggia gli ambientalisti non hanno trovato resti animali di uccelli ma principalmente molluschi, pesci di fondale e invertebrati, proprio a conferma del fatto che si tratti di un inquinamento non di superficie.

Inoltre il petrolio non è letale per la sua tossicità ma per il fatto che paralizza l’animale, mentre gli animali trovati morti sono “puliti”. Secondo l’ecologo si tratta di  “un veleno molto forte che uccide organismi viventi”. L’attenzione principale si focalizza sul combustibile dei razzi militari del vicino poligono di tiro di Radygino. In questo poligono, infatti, ospita lì stoccati centinaia di razzi militari in disuso dal 1998, in attesa di essere smaltiti.

Un’altra ipotesi è quella dell’infiltrazione di materiali tossici derivanti da pesticidi, interrati in un poligono in disuso a 12 km di distanza. Nei prossimi giorni, un team di esperti e di ambientalisti, valuterà le cause di questo disastro.

Al vaglio degli esperti anche un tipo di alga tossica, che stanziatasi nel golfo, potrebbe aver proliferato sul fondale. Il ministro per le Risorse Naturali e l’Ecologia russo, Dmitrij Kobylkin ha predisposto anche il prelievo di 143 kg di materiali dalla spiaggia, compresi animali, molluschi e pietre.

Nel frattempo Greenpeace ha eseguito il 4 ottobre una ricognizione nelle acque della spiaggia di Kamchatka ed in alcune baie a sud di Petropavlovsk-Kamchatskij. Durante le analisi hanno trovato tracce di inquinamento visto come “macchie di origine ignota” anche di grandi dimensioni. A preoccupare ulteriormente gli ambientalisti, il fatto che una di queste macchie si sta muovendo verso il sito ambientale pratrimonio dell’ Unesco “I vulcani della Kamchatka”.

La notizia ha fatto in breve il giro del mondo e Ansa ha pubblicato un video di un ambientalista, per documentare il disastro ambientale a kamchatka.

Giuseppe De Fraia

Ho sempre amato e ammirato il mare. Contemplando il mare ne ho fatto un esempio di vita, la sua continuità, la sua tenacia, il suo apparente adattamento ad un involucro esterno ma la forza con la quale irrompe gli schemi di contenimento, hanno tracciato la mia rotta. La logica, la curiosità e la scienza sono i mezzi che mi permettono di adempiere alla mia passione per le navi ed il mare.

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