Mare, ALLARME IN CAMPANIA | I cittadini sono sul piede di guerra: fanno enormi sacrifici, ma la balneazione è vietata

Una guerra continua (commons.wikimedia.org/Idèfix) - www.marinecue.it
In Campania, la frustrazione cresce: a causa di impianti di depurazione inefficienti e scarichi abusivi, diverse spiagge saranno interdette.
Ci sono persone che hanno fatto enormi sacrifici per creare un rifugio a pochi passi dal mare, e chi attendeva con entusiasmo l’estate per tuffarsi sotto il sole del Sud.
Ma quando la realtà si scontra con un cartello di divieto, la delusione si trasforma in rabbia. Per molti, il mare non è solo un luogo di svago, ma un elemento essenziale della propria identità.
E quando questa opportunità viene negata, è difficile rimanere indifferenti, specialmente se si parla di uno scenario ripetuto.
La speranza di una gestione sostenibile dei rifiuti e di controlli rigorosi sugli scarichi si ripete da anni, ma ogni estate sembra ripresentarsi il contrario.
I dati inequivocabili
Secondo Fanpage, L’Arpac ha reso noti i dati per il 2025: undici spiagge saranno vietate alla balneazione. Come riportato da Fanpage.it, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania ha ufficializzato quest’informativa, evidenziando che alcune di queste spiagge erano già sotto osservazione, mentre altre si sono aggiunte di recente, come la Villa Comunale di Castellammare di Stabia. I rilievi effettuati il 14 aprile hanno mostrato valori preoccupanti, giustificando un immediato divieto di accesso al mare.
Un altro tratto di costa compromesso è quello a nord del depuratore di Cuma, fino a via Squalo: un’area che da anni oscilla tra condizioni eccellenti e situazioni critiche. L’Arpac ha appena avviato il consueto monitoraggio stagionale su 328 acque di balneazione regionali, e i risultati, almeno per il momento, non sono affatto rassicuranti. Oltre a Castellammare, anche le zone vicino alla foce del Fiume Tusciano, a Battipaglia, Salerno, Pozzuoli e Sessa Aurunca risultano coinvolte. Le cause? Impianti di depurazione obsoleti o insufficienti, scarichi fognari abusivi, eccessiva urbanizzazione e, in alcuni casi, la mancanza di manutenzione degli impianti esistenti.

Motivazioni ripetute
Spesso, le spiagge soggette a divieto si trovano nelle vicinanze di aree densamente popolate o industrializzate, oppure a ridosso di fiumi e canali che versano in mare acque miste a reflui non sempre adeguatamente trattati. A farne le spese sono i cittadini, impossibilitati a godere del mare nonostante tasse e sacrifici. In località come Licola, riporta Fanpage, la qualità dell’acqua è eccellente in un punto e pericolosa solo qualche centinaio di metri più in là.
I prelievi continueranno nelle prossime settimane, ma è già chiaro che per molte zone del litorale campano l’estate 2025 inizierà con restrizioni. L’amarezza è profonda, poiché, a distanza di decenni dalle prime promesse di bonifica, il problema rimane irrisolto. I cittadini, nel frattempo, si organizzano in comitati, chiedendo trasparenza e risposte: un esempio è Mare Libero, fortemente attivo nell’area di Napoli contro gli abusi criminali della privatizzazione incontrollata.