Mediterraneo, studio dei terremoti direttamente dai fondali | Ecco la nuova stazione sismica: salverà i cittadini dalla catastrofe

Rappresentazione artistica del telescopio abissale per la rivelazione di neutrini (KM3NeT Edward Berbee/Nikhef foto)

Rappresentazione artistica del telescopio abissale per la rivelazione di neutrini KM3NeT (Edward Berbee/Nikhef foto) - www.marinecue.it

Una nuova sentinella sottomarina in questo tratto del Mar Mediterraneo cambia il modo di osservare i terremoti: ecco come funziona. 

Nel profondo del Mediterraneo c’è tutto un mondo che ci sfugge. Invisibile, silenzioso, immenso. Ma è lì che succedono cose che ci riguardano da vicino, anche se non le vediamo. Movimenti della terra, fratture, vibrazioni che si propagano per chilometri, fino a toccare le nostre coste. Ecco perché il mare non è solo una distesa d’acqua: è anche una specie di archivio geologico vivo, che merita di essere ascoltato, o meglio… monitorato.

Il Mar Ionio, per esempio, non è esattamente un posto tranquillo, geologicamente parlando. Anzi, è una delle zone più “movimentate” del nostro Paese. I terremoti che si generano lì sotto possono far sentire la loro forza anche a grandi distanze. Capirli, studiarli nel dettaglio e, se possibile, anticiparli, è diventato quasi un obbligo per chi si occupa di sicurezza. Il mare profondo può diventare un alleato prezioso in questa sfida. Serve solo trovare il modo giusto per leggerne i segnali.

Certo, lavorare laggiù, dove la luce non arriva e la pressione è micidiale, non è proprio una passeggiata. Gli strumenti devono essere resistenti, precisissimi, in grado di mandare dati in tempo reale e di sopravvivere a condizioni davvero estreme. Ma oggi la tecnologia c’è e, grazie al lavoro congiunto di ricercatori e ingegneri, si possono fare cose che, solo qualche anno fa, sembravano impossibili. Ascoltare il fondo del mare non è più fantascienza.

E questo ascolto non è fine a sé stesso. I dati raccolti in tempo reale possono essere utilizzati per aggiornare i sistemi di allerta, migliorare la prevenzione, agire in fretta quando serve. Più conosciamo ciò che succede sotto di noi, anche a 3.000 metri di profondità, più siamo pronti ad affrontare i rischi. È una questione di conoscenza, ma anche di responsabilità.

Una stazione sismica dove il mare è più profondo

A ottobre scorso è stata installata, a ben 3443 metri di profondità nel Mar Ionio, una nuova stazione sismica chiamata MHPPL. Si trova a circa 90 km da Portopalo di Capo Passero, ed è collocata accanto a un altro gigante tecnologico, il telescopio per neutrini KM3NeT/ARCA. Il progetto è nato grazie ai fondi europei e al lavoro congiunto dell’INFN e dell’INGV di Palermo.

Questa stazione non è una semplice “boetta”, ma un vero e proprio laboratorio sottomarino, come riportato da INGV terremoti. Raccoglie suoni, movimenti tellurici, variazioni chimico-fisiche dell’acqua e invia tutto via cavo a un centro a terra. È collegata a EIDA, il grande archivio europeo dei dati sismici, e riconosciuta ufficialmente dalla rete internazionale FDSN. Di recente ha già registrato terremoti anche lontanissimi, come quello in Myanmar del 28 marzo (magnitudo 7.7), ma anche scosse più vicine, in Grecia e nel Mar Ionio stesso.

Immagine dal ROV dell’osservatorio, deposto a 3443 m di profondità (INFN e FUGRO foto)
Immagine dal ROV dell’osservatorio, deposto a 3443 m di profondità (INFN e FUGRO foto) – www.marinecue.it

Più sicurezza e dati in tempo reale

Grazie alla sua posizione strategica, MHPPL potrà dare una grossa mano nello studio dei terremoti dell’area ionica, specie quelli collegati alla scarpata Ibleo-Maltese o allo Stretto di Messina. Parliamo di zone delicate, dove eventi anche moderati possono avere conseguenze importanti. I dati che arriveranno da laggiù saranno fondamentali per capire meglio cosa accade e come si sviluppano i fenomeni sismici.

Ma non finisce qui. Essendo dotata di un sensore di pressione, la stazione verrà presto integrata anche nel Centro Allerta Tsunami dell’INGV. Questo significa che potrà contribuire concretamente al SiAM, il sistema nazionale che ci avvisa in caso di maremoto. Ecco, in sintesi, un investimento che non serve solo alla scienza, ma anche – anzi, soprattutto – alla sicurezza di chi vive lungo le nostre coste.