Queste specie hanno sfidato millenni senza ossigeno | Il Mar Baltico li ha tenuti nascosto e ora gli scienziati li hanno riportato in vita

Illustrazione di un banco di pesci (Pixabay.com) - www.marinecue.it

Illustrazione di un banco di pesci (Pixabay.com) - www.marinecue.it

Queste specie sono davvero straordinarie, vivono in condizioni estreme da sempre. E alcune volte ne emergono di nuove.

Sembra incredibile, ma esistono animali che riescono a vivere senza ossigeno. Non è fantascienza, è biologia pura. Alcuni organismi, soprattutto tra i più piccoli, si sono adattati a vivere in ambienti dove l’ossigeno è praticamente assente, come nei fondali marini profondi o nei sedimenti stagnanti.

Il caso più famoso è quello dell’Henneguya salminicola, un parassita microscopico che vive nei muscoli dei salmoni. È il primo animale scoperto a sopravvivere completamente senza respirare ossigeno. Non ha mitocondri funzionanti, quindi prende energia in altri modi, che i ricercatori stanno ancora cercando di capire bene.

Ma non è il solo: ci sono vermi, batteri giganti, protozoi che riescono a vivere in ambienti tossici per quasi tutti gli altri esseri viventi. Alcuni si nutrono di zolfo, altri riciclano elementi chimici presenti nel fondale marino. È come se fossero alieni… ma sulla Terra.

Questi animali ci ricordano quanto sia varia e resistente la vita. E ci fanno anche riflettere su come potrebbero esistere forme di vita simili su altri pianeti, dove magari l’ossigeno non è nemmeno contemplato. La natura, davvero, ha sempre qualche asso nella manica.

Dal silenzio degli abissi alla sorpresa in laboratorio

Ci sono storie che sembrano uscite da un film di fantascienza. Tipo questa: un organismo sepolto per migliaia di anni nel fondo dell’oceano… che all’improvviso, bum, si risveglia. Letteralmente. Non è uno zombie, tranquilli. Ma è uno di quei casi in cui la natura ti spiazza completamente e ti fa dire: “Ok, non sappiamo ancora molto di quello che vive sotto di noi”.

Pensaci un attimo: un essere vivente rimasto immobile per secoli, magari millenni, schiacciato da strati di fango e sabbia, al buio, senza ossigeno e con temperature da frigorifero. E poi, in un laboratorio, torna a dare segni di vita. Non so te, ma io quando ho letto questa cosa mi si è acceso subito il cervello: com’è possibile?

Illustrazione di un batterio (Pixabay FOTO) - www.marinecue.it
Illustrazione di un batterio (Pixabay FOTO) – www.marinecue.it

Tra scienza e meraviglia

Il protagonista di questa storia è un organismo marino minuscolo, che era rimasto sepolto nei sedimenti profondi dell’oceano in uno stato di totale inattività. Gli scienziati, che hanno pubblicato una ricerca sul The ISME Journal, scavando in quelle zone remote, lo hanno riportato alla luce e, con una serie di accortezze in laboratorio, sono riusciti a rianimarlo.

Sì, sul serio: dopo tutto quel tempo, la creatura è tornata a vivere. Si muove, consuma energia, insomma fa tutte quelle cose che un essere vivente fa quando è “acceso”. Questo tipo di scoperta è straordinario, perché apre un sacco di domande su quanto possa essere resistente la vita e su dove potrebbe esistere.