La guerra in mare è già in atto | Nel Baltico si stanno decidendo le sorti di tutti noi: la NATO è sicura di vincere

Flotta Navale e Nato (Canva-Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Non solo la terraferma; anche le acque rappresentano uno snodo cruciale nel merito dei conflitti. Ecco costa sta succedendo nel Baltico
Il corso della storia è stato caratterizzato da battaglie interamente svoltesi in mare, il cui esito si è rivelato determinante nei contesti di guerre di posizionamento stremanti ed eccessivamente prolungate.
Nell’antichità i principali motivi che conducevano due popoli a battagliare nel mare erano il controllo di determinate rotte commerciali, come ad esempio accaduto nel Mar Mediterraneo, o per dispute legate a territori insulari.
Il principale esempio relativo a quest’ultimo scenario, anche per vicinanza cronologica, è la Guerra delle Falkland, note in Argentina come Islas Malvinas, combattuta proprio dallo Stato sudamericano e il Regno Unito nel corso del 1982.
Rappresentano uno strumento fondamentale che può condurre all’ostruzione delle rotte di commercio, scambio o rifornimento, garantendo il controllo di intere regioni oceaniche in caso di vittoria.
La posizione della NATO
A destare particolari attenzione sono state le dichiarazioni del Ministro della Difesa svedese Jonson, che nel corso di un’intervista rilasciata a Business Insider ha rimarcato le capacità “subartiche” possedute dalla Svezia, grazie alla presenza di una flotta di sottomarini correntemente operativi all’interno del Mar Baltico. Una situazione che si ricollega inevitabilmente allo scenario geopolitico dell’Europa corrente, che ha visto lo Stato scandinavo entrare a far parte della NATO a partire da marzo 2024, fornendo una risposta significativa grazie alla posizione netta intrapresa a contrasto della minaccia russa nel Nord Europa.
Nello specifico, il Regno di Svezia e la sua marina militare possono contare su tre sottomarini diesel-elettrici facenti parte della classe Gotland, oltre ad un quarto, più datato, la cui uscita dal servizio è già stata pianificata nel 2027, medesimo anno in cui si assisterà all’entrata in gioco di due modelli avanzati, che non rappresentano strumenti a propulsione nucleare, ma sono comunque stati in grado di dimostrare le loro capacità nel corso di differenti esercitazioni. L’arsenale a disposizione della Svezia è di fondamentale importanza, perché, secondo quanto afferma Basil Germond, esperto di sicurezza marittima, “la NATO si troverebbe in una posizione migliore nel Mar Baltico rispetto alla Russia, grazie alla concentrazione di potere intorno al mare e alla capacità di chiuderlo alle attività russe”.

L’importanza strategica per attacco e difesa
I sottomarini di classe Gotland utilizzati dalla marina militare svedese sono stati descritti dall’ex ufficiale dell’intelligence navale statunitense ed esperto di guerra navale Steven Horrell come silenziosi anche più di un sottomarino nucleare statunitense. Gli ha fatto eco l’ex sommergibilista ed esperto di operazioni navali Bryan Clarke, che ha spiegato: “I sottomarini possono operare senza essere scoperti. Possono pattugliare aree come il Baltico in particolare, senza che le forze avversarie sappiano della loro presenza”. Ed è per questo che tali mezzi rappresentino una risorsa estremamente preziosa della NATO, come rimarcato anche dallo stesso comandante della flottiglia sottomarina svedese Fredrik Linden, che si è così espresso nel corso del suo intervento a Reuters: “La marina svedese possiede competenze regionali che la NATO non possiede, colmando una lacuna critica“.
La spiccata conoscenza che la Svezia possiede nell’ambito del Mar Baltico giocherà inevitabilmente come punto a favore, in quanto radicata via di comunicazione. La guerra marina ha già vissuto più di qualche fase di sviluppo nel contesto del conflitto russo-ucraino, soprattutto per quanto concerne il Mar Nero, con l’attività bellica dell’Ucraina che si è rivelata in grado di mettere fuori gioco navi russe, ostacolando le operazioni che hanno avuto origine dai porti. Perciò, gli avamposti della Russia sul Baltico potrebbero rappresentare il punto nevralgico per la Russia nel caso in cui Mosca decidesse di muovere un’avanzata verso i Paesi NATO. A riportarlo è Il Messaggero.