Mare Nostrum, finalmente qualcosa si muove | Bisogna intervenire il prima possibile: tutte le specie marine sono a rischio

Specie marine a rischio

Specie marine a rischio (Canva foto) - www.marinecue.it

Mare Nostrum: finalmente arrivano risposte concrete, ma serve agire subito per salvare tutte le sue creature.

In fondo al mare, spesso, si nasconde molto più di ciò che immaginiamo. Non si tratta solo di relitti misteriosi o creature sconosciute: gli abissi marini custodiscono anche le conseguenze delle nostre azioni quotidiane, troppo spesso dimenticate. Il mare, da sempre simbolo di vita e libertà, è diventato suo malgrado un luogo di trappole invisibili.

Ogni anno milioni di tonnellate di oggetti vengono persi o abbandonati nei mari. Alcuni si adagiano sul fondale, altri galleggiano in superficie, ma tutti – prima o poi – lasciano un segno.  Quando si parla di inquinamento oceanico, si pensa subito alla plastica che galleggia tra le onde. Ma la minaccia reale è più profonda, silenziosa e duratura.

Oggetti che sembrano innocui diventano con il tempo vere e proprie armi contro la biodiversità. Ed è proprio per questo che ogni piccolo gesto per il mare conta: perché ogni specie marina è parte di un delicatissimo equilibrio che rischia di spezzarsi.

Anche la nostra responsabilità individuale non va sottovalutata. Conoscere i pericoli, parlarne e agire in modo più consapevole è il primo passo per cambiare rotta. A volte basta poco: scegliere prodotti sostenibili, evitare l’usa e getta, informarsi. Ma in altre occasioni, servono azioni concrete e coordinate. Proprio come quella accaduta pochi giorni fa.

Una minaccia silenziosa rimossa dai fondali

Lungo il litorale di Eraclea, nel tratto di mare che bagna la costa veneta, si è svolta un’operazione davvero importante. La guardia costiera, in collaborazione con l’associazione MareVivo, ha recuperato una gigantesca rete fantasma nascosta a grande profondità. Una trappola letale, composta da attrezzi da pesca abbandonati che per decenni hanno continuato a uccidere silenziosamente.

Questi attrezzi, una volta persi, continuano a intrappolare pesci, tartarughe e molte altre specie marine, portandole a una lenta agonia. Il fenomeno, noto come pesca fantasma, è una delle forme più pericolose di inquinamento sottomarino. La rete, oltre a causare sofferenza agli animali, soffocava le praterie di Posidonia, alterando l’habitat e contribuendo alla diffusione di microplastiche.

Rete, mare
Rete fantasma (Canva foto) – www.marinecue.it

La collaborazione che salva la biodiversità

L’operazione congiunta ha avuto anche un valore simbolico: mostra cosa può accadere quando enti pubblici e associazioni ambientali uniscono le forze. Non si è trattato solo di rimuovere un ostacolo fisico, ma di restituire vita a un intero ecosistema. L’intervento fa parte di un programma più ampio di tutela del mare e rigenerazione delle coste italiane.

La rete recuperata era ormai stabilmente ancorata al fondale e rappresentava un serio pericolo anche per la flora marina. La sua rimozione è stata documentata e ha permesso di osservare da vicino gli effetti devastanti che questi strumenti abbandonati possono avere. Un passo fondamentale per aumentare la consapevolezza pubblica e promuovere una pesca più sostenibile.