Stiamo perdendo un’altra specie mediterranea | Ricercatori corrono ai ripari: spostarle subito per aumentarne la riproduzione

Illustrazione di un mare vuoto di specie (Pixabay FOTO) - www.marinecue.it
Purtroppo tante specie continuano a sparire, ed ogni ogni giorno sono sempre di più. Cosa possiamo fare per evitare tutto questo?
Tante specie marine stanno sparendo e la colpa, spesso, è nostra. L’inquinamento, la pesca eccessiva e il cambiamento climatico stanno mettendo a dura prova l’equilibrio degli oceani. E non si parla solo di pesci rari o sconosciuti: anche animali noti come le tartarughe marine o alcune balene sono sempre più a rischio.
Un esempio? I coralli. Sembrano pietre, ma sono organismi viventi e delicatissimi. Il riscaldamento delle acque li sta facendo “sbiancare”, cioè morire. E senza di loro interi ecosistemi vanno in crisi, perché sono la casa e il rifugio di moltissime altre specie.
Poi ci sono gli squali. Spesso visti come pericolosi, ma in realtà sono fondamentali per la salute del mare. Eppure vengono uccisi a milioni ogni anno, soprattutto per le pinne. Senza di loro, le catene alimentari si sbilanciano e tutto il sistema marino ne risente.
Anche animali piccoli e meno noti, come certe stelle marine o molluschi, stanno scomparendo. E quando perdiamo una specie, non perdiamo solo un animale: perdiamo un pezzo di mondo, di storia, di equilibrio.
La nacchera dimenticata
Lo sai che nel Mediterraneo vive (anzi, viveva…) un mollusco enorme, tipo una specie di “cozza gigante”? Si chiama Pinna nobilis, ma da queste parti la conosciamo come nacchera di mare. Era abbastanza comune un tempo, ma oggi sta praticamente scomparendo.
La colpa? Un mix letale: un batterio arrivato dall’Africa (Haplosporidium pinnae) e un protozoo che lo accompagna. Dal 2016, praticamente una strage. Non è inquinamento, non è pesca: è una malattia. E se non si interviene in fretta, la Pinna nobilis rischia di scomparire del tutto.

Un ultimo e disperato tentativo
Per fortuna, qualcuno sta cercando di fare qualcosa. C’è un progetto europeo che si chiama Life Pinna, partito nel 2021, coordinato da Arpal e con dentro un bel po’ di realtà italiane e slovene che punta a salvare il salvabile. Come? Trapiantando individui ancora sani da aree “rifugio”, come la Laguna di Venezia, verso zone più protette.
Alcuni sono già stati trasferiti a Capo Mortola, vicino al confine con la Francia. In pratica, li spostano a mano e li “piantano” in nuovi fondali, sperando che attecchiscano e si riproducano. Eh sì, perché intanto stanno anche lavorando sulla riproduzione in cattività. Non è facile, ma ci stanno provando.