Gli habitat marini sono salvi | Grazie a questi ricercatori stanno tornando a nascere: il 91% dei progetti è già pronto

Salvi grazie a questi ricercatori (pixabay.com) - www.marinecue.it
Gli habitat marini sono salvi grazie a questi ricercatori e stanno tornando a rinascere: il mare è vivo, ma ha bisogno di aiuto
Da tempo circola l’idea, rassicurante ma illusoria, che il mare sia così vasto da non poter essere realmente ferito o colpito irrimediabilmente dall’uomo.
Tuttavia, anche l’oceano, come ogni organismo vivente, ha i suoi limiti. E oggi sappiamo che questi limiti sono stati superati veramente fin troppe volte.
Tuttavia, l’emergenza ambientale non è composta solo da scenari apocalittici. Esistono storie che raccontano un’altra verità, mostrando come il mare possa ancora reagire, a condizione che si decida di proteggere e ripristinare quanto perduto.
In questo contesto, uno studio internazionale invia un messaggio chiaro: il recupero degli ecosistemi marini non solo è possibile, ma risulta anche efficace, e spesso.
Uno studio globale
Come riportato da Focus, un’équipe di 24 biologi marini ha esaminato 764 interventi di recupero degli habitat sottomarini realizzati in tutto il mondo. I risultati sono sorprendenti: il 64% dei progetti ha avuto successo, mentre solo il 9% è stato considerato fallito. Gli interventi più efficaci hanno riguardato barriere coralline, ecosistemi delle acque profonde e foreste di mangrovie.
Roberto Danovaro, direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche e primo autore dello studio, spiega che la ricerca ha voluto sintetizzare trent’anni di tentativi, errori, successi e insegnamenti. Tra le scoperte più interessanti, si evidenzia l’efficacia immediata degli interventi: anche in ambienti contaminati, come la baia di Bagnoli, alcune specie, come la posidonia, sono riuscite a crescere grazie a semplici strutture di supporto, nonostante la presenza di idrocarburi o metalli pesanti.

Un investimento che premia
Lo studio dimostra anche che i progetti di ripristino non sono solo strumenti per la conservazione ambientale, ma anche opportunità economiche. Per ogni 100 dollari investiti nel recupero marino, il ritorno stimato può arrivare fino al 170%. I benefici si estendono a settori come il turismo e la pesca, che trovano nuova vitalità in habitat nuovamente fertili. Tuttavia, il successo di questi interventi dipende anche dalla manutenzione: monitoraggio, controllo degli impatti e protezione costante sono essenziali.
Secondo Focus, solo il 2% dei progetti analizzati prevede la creazione di aree cuscinetto come parchi marini o zone di pesca limitata, nonostante queste aree aumentino significativamente l’efficacia del recupero. Nell’area del Mediterraneo, l’urgenza è palpabile: la pesca a strascico danneggia ogni anno quasi 5 milioni di chilometri quadrati di fondali. E l’Italia, pur avendo oltre 8. 000 km di costa, è tra i Paesi europei con il numero più basso di aree marine protette. Tuttavia, si presenta un’opportunità concreta: le 94 proposte di parchi eolici offshore potrebbero diventare nuove aree protette, sostenute da investimenti privati.