L’estate italiana è a rischio | “Non ne possiamo più: siamo invasi da queste specie mortali”

Rischi per l'estate italiana (pixabay.com) - www.marinecue.it
L’estate italiana è a rischio a causa dell’invasione di queste specie pericolose. Ecco le parole degli esperti
Sotto la superficie delle acque, in un ambiente un tempo familiare e ricco di specie autoctone, si sta verificando un cambiamento drammatico.
Gli equilibri ecologici locali sono in pericolo, e i confini della biodiversità si assottigliano. Un’invasione silenziosa si sta diffondendo, rendendo sempre più difficile il suo contenimento.
Mentre la superficie del mare appare calma agli occhi dei bagnanti, nelle profondità marine italiane si combatte quotidianamente una battaglia che va compresa a fondo.
Le minacce non provengono da tempeste improvvise, ma da ospiti indesiderati che stravolgono ecosistemi, economie e vite. Ecco quali.
L’invasione silenziosa
Come riportato da Libero.it, nei mari italiani è in atto una vera e propria invasione di specie aliene esotiche invasive. Secondo Coldiretti, nei nostri fondali hanno trovato ospitalità circa un centinaio di specie, tra cui il pesce scorpione, la triglia tropicale, il granchio blu e il pesce palla maculato. Il numero di nuove specie, sia terrestri che marine, introdotte nel nostro Paese è passato da 6 negli anni Sessanta a oltre 30 negli ultimi dieci anni.
Tra i danni più rilevanti, si distingue il granchio blu, diventato simbolo di questa emergenza. Secondo Coldiretti Pesca, i danni causati da questa singola specie superano i 200 milioni di euro. In Veneto e in Emilia Romagna, la produzione di vongole è stata quasi azzerata, e la situazione delle cozze è altrettanto drammatica. Le aziende del settore ittico, oltre 3000, hanno dovuto investire in reti e sistemi di difesa per proteggere i propri impianti, senza riuscire però a fermare l’avanzata di queste specie invasive. Molte imprese sono state costrette a chiudere, incapaci di affrontare l’impatto devastante di questo assalto biologico.

Politiche inadeguate e pericoli trascurati
Le misure adottate finora per contrastare questa invasione si sono concentrate prevalentemente sulla riduzione dello sforzo di pesca, attraverso provvedimenti come il fermo biologico, la limitazione degli attrezzi e il divieto di pesca a strascico. Tuttavia, queste misure hanno penalizzato il settore senza affrontare le cause profonde del problema. Negli ultimi vent’anni, la flotta italiana ha visto ridursi il numero delle imbarcazioni di oltre il 20%. Il vero pericolo, riporta Libero.it, proviene altrove: dall’inquinamento del trasporto marittimo, dalle plastiche, dagli scarichi industriali e dalla pesca sportiva.
I dati parlano da soli: nel solo Mediterraneo operano annualmente circa 200. 000 grandi imbarcazioni, rappresentando il 20% del traffico marittimo globale. A questa pressione si aggiungono le conseguenze degli impianti eolici offshore, che modificano la morfologia degli ecosistemi. Di fronte a una flotta italiana che ha investito per diventare più sostenibile, c’è una crescente urgenza di proteggere non solo la pesca, ma l’intero mare.