Disastri dimenticati, cianuro, zinco e rame dovunque | “Paghiamo ancora le spese da 25 anni, ma nessuno ne parla”

Problema ambienatle (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Dei disastri avvenuti un quarto di secolo fa, non li ricorda più nessuno, ma ne paghiamo ancora le conseguenze.
Il mare è una delle risorse più preziose della Terra. Ricco di vita, fonte di cibo, ossigeno e bellezza, rappresenta un equilibrio delicato che da decenni è minacciato da attività umane irresponsabili. Tra le minacce più gravi ci sono i disastri ambientali in mare, eventi spesso legati all’inquinamento, a incidenti industriali o a comportamenti negligenti.
Tutti questi eventi causano danni enormi agli ecosistemi marini e alla vita delle persone. Uno dei disastri più noti è lo sversamento di petrolio. Quando una petroliera affonda o subisce un danno, migliaia di tonnellate di greggio possono riversarsi in mare, uccidendo pesci, uccelli e piante marine.
Il caso della petroliera Exxon Valdez nel 1989 o del Deepwater Horizon nel 2010 sono esempi tragici di come un errore umano o tecnico possa avere conseguenze devastanti e a lungo termine. Ma non è solo il petrolio a rappresentare un pericolo: i rifiuti plastici, scaricati nei fiumi e trasportati fino agli oceani, formano vere e proprie “isole di plastica” che soffocano la vita marina.
Anche il riscaldamento globale è responsabile di un disastro silenzioso ma continuo: l’acidificazione e il riscaldamento delle acque stanno danneggiando le barriere coralline, veri e propri “polmoni blu” del pianeta. Le specie marine più sensibili scompaiono o migrano, alterando gli equilibri naturali.
Altri disastri ambientali
A questo si aggiungono i danni provocati dalla pesca intensiva e illegale, che non solo impoverisce le risorse ittiche, ma distrugge fondali e cattura anche specie protette. I disastri ambientali in mare non sono solo problemi degli oceani: sono problemi dell’intera umanità.
Ogni volta che il mare viene ferito, anche la vita sulla terra ne risente. È quindi fondamentale che governi, industrie e cittadini collaborino per prevenire nuovi disastri, investendo in tecnologie pulite, controlli più severi e soprattutto in una nuova cultura del rispetto per l’ambiente marino.

Un’incidente avvenuto 25 anni fa
Il 30 gennaio 2000, un bacino contenente fanghi tossici della compagnia mineraria Aurul crollò vicino a Baia Mare, in Romania. I fanghi, contenenti cianuro e metalli pesanti, si riversarono nei fiumi locali e, attraverso la Tisza e il Danubio, contaminarono acque di Romania, Ungheria, Serbia, Bulgaria e Ucraina, fino al Mar Nero. Le cause furono attribuite a gravi carenze strutturali e alla mancanza di controlli, aggravate da forti piogge.
Il disastro causò la morte di oltre 1200 tonnellate di pesce solo in Ungheria e danni enormi alla fauna e all’economia locale, coinvolgendo 2,5 milioni di persone e 15.000 pescatori. È considerato il più grave incidente ambientale europeo dopo Chernobyl. In seguito all’evento, l’Unione Europea introdusse leggi più severe per la sicurezza degli impianti industriali.