Mediterraneo, è ancora invasione di specie aliene | Questa volta arriva dal Mar Rosso: ecosistemi a rischio

Una specie aliena ha invaso quest'area del Mediterraneo (Canva/lampedusa.de foto) - www.marinecue.it
Gli ecosistemi sono minacciati dalla presenza di una nuova specie aliena. L’economia è in ginocchio e non c’è modo di liberarsene
Le così dette specie aliene, rappresentano animali che vengono importati, in modo più o meno volontario, in un diverso ecosistema rispetto a quello a cui loro originariamente appartengono.
In linguaggio scientifico vengono definite IAS, ossia Invasive Alien Species, ma sono conosciute con molteplici termini, tra i quali specie alloctone, esotiche o esotiche invasive.
Sono attenzionate in modo speciale dai biologi per via della loro capacità di entrare in competizione con le specie indigene, andando ad occupare gli spazi che, per natura, spetterebbero alle autoctone, rubando le prede, fondamentali per la sopravvivenza.
A risentirne sono sia le biodiversità e gli ecosistemi, il cui equilibrio viene inevitabilmente compromesso, ma anche l’economia locale, sino a creare danni irreparabili all’uomo, alle sue attività e alla sua salute.
Quale specie è stata avvistata?
Le coste italiane sono più volte state minacciate dalla presenza di specie aliene negli ambienti marini, la cui “importazione” nei mari nostrani è da attribuire, seppur in modo totalmente involontario, all‘uomo, che rientra nelle acque italiane con imbarcazioni, spesso navi cargo, dopo aver compiuto trasporti di merci verso altre aree del mondo. Uno dei più comuni esempi è rappresentato dal granchio blu, che sta mettendo in ginocchio sempre più allevatori ittici nel corso degli ultimi anni.
Alcuni giorni fa è arrivata una notizia che inquadra la presenza di una nuova specie aliena nel Mar Mediterraneo, condivisa dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, che ha diffuso attraverso un comunicato stampa l’avvistamento di una specie di triglia originaria del Mar Rosso, comparsa per la prima volta anche nelle acque che circondano l’isola siciliana di Lampedusa. In realtà, si tratta di una specie già presente da differenti stagioni nel Mediterraneo, almeno dal 2012, quando venne avvistata al largo delle coste del Libano. Stiamo parlando della Parupeneus Forsskali.

Le sue preoccupanti capacità
Il reale guaio è che, nel corso dei dieci anni successivi al primo avvistamento, la triglia abbia compiuto un progressivo spostamento verso ovest sino a raggiungere la Tunisia nel 2016, non esattamente l’altro capo del mondo rispetto alla Sicilia. I biologi già prevedevano che nel giro di qualche anno l'”alieno” avrebbe fatto capolino anche nelle acque nostrane e proprio nel punto geograficamente più prossimo alla costa nordafricana, si è assistito alla comparsa del Parupeneus Forsskali.
Le potenzialità della triglia sono negativamente impattanti per gli habitat del Mediterraneo, in quanto in grado di rubare spazio vitale e risorse alle specie autoctone. Anche l’economia ne risente in modo pesante, considerando che in quel determinato spicchio d’Italia l’attività di pesca rappresenta uno dei guadagni primari. Tra l’altro, ad allertare l’ISPRA a seguito di un avvistamento, sono stati proprio due pescatori lampedusani, che hanno ipotizzato si trattasse della “triglia aliena” per via della caratteristica linea scura presente sul suo dorso. I biologi hanno indicato la possibilità che la stessa sia entrata nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.