Allarme mare in Italia | Sta divorando tutto: paesi e città stanno perdendo spazio e le case sono a rischio

Mare

Il mare inghiotte la costa (Canva/Pexels foto) - www.marinecue.it

C’è bisogno di intervenire subito o le conseguenze si riveleranno irreparabili. Il mare non è intenzionato a placare la sua fame

L’Italia è sicuramente una Nazione a grande vocazione balneare e costiera, proprio per via delle caratteristiche del suo territorio, completamente circondata da masse d’acqua.

Tra la penisola e le differenti isole, si stima che siano 7.914 i chilometri quadrati di coste direttamente bagnate dal mare nel nostro Paese, il che conferisce un’importanza non secondaria alle attività connesse connesse all’ambito marittimo.

Delle venti Regioni che formano l’Italia, sono soltanto in cinque a non presentare sbocchi sul mare, vale a dire l’appenninica Umbria e le alpine Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.

La presenza del Mar Mediterraneo a sud, in particolare, ha da sempre rappresentato un punto strategico nel corso della storia, soprattutto nel periodo in cui la massa d’acqua rappresentava il più florido mercato del mondo sino ad allora conosciuto.

L’allarme sulle coste nostrane continua a crescere

I disagi ambientali stanno assumendo dimensioni importanti a tal punto da richiedere interventi mirati ed efficaci, che devono avvenire nelle più rapide tempistiche possibili. Una delle Regioni italiane a dover fare i conti con questa problematica con maggiore frequenza è sicuramente la Calabria, principalmente per via dell’estensione del suo paesaggio costiero, lungo quasi 800 chilometri, che non può essere esente dai comportamenti imprevedibili e spesso infausti del mare; primo fra tutti, l’innalzamento del livello dell’acqua, direttamente connesso allo scioglimento dei ghiacciai, a sua volta riconducibile all’aumento delle temperature.

L’anno 2025 è stato definito come “Anno Internazionale della Protezione dei Ghiacciai” da parte dell’UNESCO e della WMO (World Metereological Organization), al fine di concentrare l’interesse della comunità globale sui ghiacciai e sul pericolo che stanno attualmente correndo. Sarà altresì fondamentale rimarcare il ruolo che i ghiacciai stessi svolgono nel bilanciamento degli ecosistemi e nella sopravvivenza delle specie, al fine di sensibilizzare su una tematica estremamente delicata ed impattante. Uno dei principali promotori di questa battaglia è il geologo calabrese Mario Pileggi, che attraverso la sua opera di diffusione di dati e dei numerosi studi condotti sull’argomento, tenta di smuovere le coscienze delle istituzioni e dei cittadini verso la necessità di una transizione green.

Ghiacciai
Scioglimento dei ghiacciai (Pixabay foto) – www.marinecue.it

I suggerimenti e le ipotesi per il futuro

Ed è per questo che, a detta di Pileggi, l’iniziativa congiuntamente promossa da UNESCO e WMO rappresenti un’opportunità unica che le amministrazioni pubbliche, le istituzioni private e l’intera società dovranno sfruttare a proprio favore, cominciando a pianificare interventi concreti che riguardino la salvaguardia delle aree costiere, al fine di mantenere in sicurezza gli abitanti delle medesime regioni e di tutelare il patrimonio naturale e storico delle stesse. Nel corso di un’intervista rilasciata ai taccuini della Gazzetta del Sud Pileggi ha anche sottolineato in che modo le trasformazioni geologiche che hanno coinvolto la Terra nel passato, rimangano strettamente legate rispetto ai cambiamenti che stanno avvenendo attualmente.

Dal 2000, prosegue il geologo nella sua disamina, si è assistito ad una perdita pari al 50% in più di ghiaccio rispetto ai decenni precedenti. Per rendere un esempio concreto, le Alpi hanno già perso il 60% circa del proprio volume se comparato allo stato in cui apparivano nel 1850 ed entro la fine del secolo corrente potrebbe raggiungere addirittura l’80%. 200 chilometri quadrati circa di perdita di ghiaccio nel corso degli ultimi sessant’anni, stando ai dati diffusi dal Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, opera del Comitato glaciologico italiano e dal Gruppo di ricerca glaciologia dell’Università degli Studi di Milano.