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Mappare il mare con l’AI: così i ricercatori proteggono le balene dai pericoli dell’uomo

Un nuovo strumento per salvaguardare le balene e l’intelligenza artificiale al servizio della biodiversità. I dettagli.

La preservazione della vita marina e il garantire una navigazione sicura rappresentano sfide fondamentali per il futuro degli oceani. Recentemente, un team di ricercatori della Rutgers University ha progettato un innovativo strumento basato sull’intelligenza artificiale (AI), capace di prevedere gli habitat delle balene in pericolo.

Questo sistema utilizza l’analisi di vasti insiemi di dati per realizzare una mappa delle probabilità, indirizzando le imbarcazioni lungo la costa atlantica al fine di evitare collisioni mortali.

L’obiettivo è duplice: prevenire incidenti e migliorare le strategie di conservazione, promuovendo nel contempo uno sviluppo responsabile delle attività oceaniche.

Gli esiti di questo studio, recentemente pubblicato su Nature Scientific Reports, hanno il potenziale di rivoluzionare il monitoraggio della fauna marina.

Un team di esperti per un progetto innovativo

Al centro di questo progetto si trova un programma avanzato di machine learning, in grado di scoprire schemi ricorrenti a partire da due diversi database: uno dedicato al monitoraggio delle balene e l’altro alle condizioni ambientali oceaniche. Secondo quanto affermato dai ricercatori, questa metodologia migliora notevolmente le attuali capacità di osservazione e analisi della distribuzione delle specie marine, con particolare attenzione alla balena franca nordatlantica, una specie in pericolo sin dal 1970. Con una popolazione residua di circa 370 esemplari, dei quali solo 70 femmine sono in età riproduttiva, l’importanza di questa tecnologia si palesa chiaramente.

Il progetto è stato guidato da Ahmed Aziz Ezzat, professore presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dei Sistemi della Rutgers University, in collaborazione con Josh Kohut, professore di scienze marine e recentemente nominato decano della ricerca presso la School of Environmental and Biological Sciences. Tra i ricercatori coinvolti figurano anche Jiaxiang Ji, primo autore dell’articolo e dottorando in ingegneria, Laura Nazzaro, responsabile di laboratorio, e Jeeva Ramasamy, studente di informatica. L’approccio adottato combina dati raccolti da veicoli subacquei autonomi, noti come “gliders”, e immagini satellitari, fornendo una visione approfondita delle condizioni oceaniche e della presenza delle balene.

Un futuro possibile (depsitphotos.com) – www.marinecue.it

Dati e tecnologia per un futuro sostenibile

I “gliders”, strumenti progettati a forma di siluro, si muovono attraverso le acque dell’Atlantico, raccogliendo dati su temperatura, salinità, correnti e livelli di clorofilla, oltre a rilevare la presenza delle balene attraverso il suono. Questi dati, integrati con le osservazioni satellitari, consentono di tracciarne una mappa probabilistica degli spostamenti. Come ha spiegato Kohut, il programma funziona come un’analisi comportamentale, simile a quella che si potrebbe realizzare per studiare le abitudini di una famiglia in casa, a seconda della disponibilità di cibo in cucina o della televisione accesa in soggiorno.

Inizialmente progettato per sostenere la pianificazione e lo sviluppo sostenibile di parchi eolici offshore, il sistema offre vantaggi per una vasta gamma di attività legate all’economia blu, tra cui pesca e navigazione commerciale. Ahmed Aziz Ezzat sottolinea come questo strumento possa garantire un equilibrio tra obiettivi economici e tutela ambientale, minimizzando i rischi per le specie marine.

Serena Mancusi

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