Pesce in tavola, una prelibatezza che ha un costo enorme in termini di vite | La nuova schiavitù è appena arrivata: i pescherecci degli orrori

Pesca in mare (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Il pesce che arriva in tavola comporta tanti costi tra cui anche vite umane. Si tratta di una vera e propria schiavitù.
La pesca è una delle attività più antiche dell’umanità, praticata fin dai tempi preistorici per garantire il sostentamento delle popolazioni. Con il passare dei secoli, le tecniche di pesca si sono evolute, adattandosi alle esigenze economiche e tecnologiche.
Le pratiche di pesca si suddividono in due categorie principali: la pesca artigianale e la pesca industriale. La pesca artigianale è caratterizzata da tecniche tradizionali e da un impatto ambientale generalmente ridotto. Essa viene praticata con piccole imbarcazioni e strumenti selettivi come reti da posta, palangari e nasse, garantendo una maggiore selettività delle catture e contribuendo al sostentamento delle comunità locali.
La pesca industriale, invece, impiega grandi imbarcazioni dotate di tecnologie avanzate per la cattura di grandi quantità di pesce. Tra le tecniche più utilizzate vi sono la pesca a strascico, che consiste nel trascinare grandi reti sul fondale marino, e la pesca con reti derivanti, che possono catturare enormi quantitativi di pesce ma anche specie non desiderate, causando problemi di bycatch.
Il sovrasfruttamento delle risorse ittiche ha portato alla necessità di regolamentare la pesca per evitare l’estinzione di alcune specie e preservare gli ecosistemi marini. Le normative internazionali, come quelle stabilite dalla FAO e dall’Unione Europea, mirano a limitare le catture attraverso quote, periodi di fermo biologico e l’istituzione di aree marine protette.
Approccio sostenibile
Un approccio innovativo alla pesca sostenibile è rappresentato dall’acquacoltura, che consiste nell’allevamento controllato di pesci e molluschi per ridurre la pressione sugli stock ittici selvatici. Sebbene l’acquacoltura possa rappresentare una soluzione efficace, essa deve essere gestita con attenzione per evitare problemi legati all’inquinamento e alla diffusione di malattie tra le specie allevate.
La pesca intensiva ha conseguenze significative sull’ambiente marino. La distruzione degli habitat, l’inquinamento derivante dalle attività di pesca e la cattura accidentale di specie non target sono alcuni dei principali problemi.

Condizioni di schiavitù
L’indagine dell’ONG Environmental Justice Foundation ha rivelato una grave situazione di schiavitù moderna a bordo di pescherecci cinesi, dove lavoratori nordcoreani sono costretti a restare in mare per fino a dieci anni senza mai toccare terra. Questi uomini vengono reclutati dal regime di Pyongyang e trasferiti tra le navi per eludere i controlli, in cambio di risorse economiche per la Corea del Nord, in violazione delle sanzioni ONU.
Le testimonianze descrivono condizioni disumane: turni massacranti, isolamento totale e violenze. Oltre allo sfruttamento umano, queste imbarcazioni sono coinvolte in pratiche di pesca illegale, come la cattura e lo smaltimento di delfini e squali. Il pesce ottenuto con il lavoro forzato finisce nei mercati globali, inclusa l’Europa, grazie a triangolazioni di mercato e trasbordi in mare.