Presenza di alghe in acqua (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Scoperto un sistema efficace e sicuro per debellare le alghe tossiche dall’acqua potabile. Tutto si fonda sull’impiego combinato di cloro e luce UV
Un recente studio condotto da un team di lavoro dell’Università di Cincinnati ha messo in esame due strumenti che sarebbero potenzialmente in grado di contrastare una tossina direttamente correlata alla proliferazione delle alghe nocive presenti nelle profondità acquatiche del globo intero.
Stiamo parlando nello specifico della categoria di alghe verdi-azzurre, in grado di riprodursi in massa, specie all’interno di acque ricche di azoto, fosforo e non solo. La proliferazione delle stesse si verifica anche nei casi in cui, a causa della siccità, ad esempio, il livello dell’acqua è soggetto ad una diminuzione.
Il dottorando Minghao Kong, presso il College of Engineering and Applied Science dell’Università del Cincinnati ha affermato che al momento della fioritura o della morte delle alghe, le stesse sono in grado di rilasciare all’interno delle acque tossine potenzialmente dannose se ingerite da esseri umani o animali in casa.
Al momento dell’ingestione dell’acqua contaminata e delle conseguenti tossine, c’è il rischio che le stesse colpiscano direttamente il fegato e sembra che anche adottare le accortezze del caso, come procedere alla bollitura o alla filtrazione dell’acqua, non sia sufficiente a debellare la presenza delle sostanze nocive.
Lo studio a riguardo è stato pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology e si concentra sui benefici che uno specifico metodo di trattamento delle acque sarebbe in grado di apportare alle stesse. Kong spiega come la presenza di cianotossine non rappresenti affatto un fenomeno di recente scoperta o manifestazione sulla Terra, in quanto è probabile che già i dinosauri fossero entrati in contatto con le tossine derivanti dalle alghe preistoriche e alcuni sostengono che siano state le stesse a causare la sparizione totale di queste specie primordiali.
Kong ed i suoi coautori hanno concentrato i propri studi sulla combinazione di luce ultravioletta e cloro, apparentemente in grado di detossificare l’acqua particolarmente ricca di tossine nocive, osservando come a seguito del trattamento la degradazione delle tossine stesse subiva un progressivo miglioramento.
I ricercatori hanno affermato che proprio l’integrazione delle radiazioni UV e del cloro rappresenta uno strumento in grado di manifestare una piena efficacia per quanto concerne il trattamento delle tossine presenti in acque che potrebbero anche essere ingerite dall’essere umano, presentanti un consumo energetico ed un fabbisogno chimico estremamente scarsi. La principale preoccupazione che “scoraggiava” gli studiosi a percorrere questo metodo era il rischio che la combinazione tra ultravioletti e cloro potesse dare origine a sottoprodotti di disinfezione, ma gli esperimenti hanno unicamente dimostrato come il trattamento fosse in grado di far diminuire i livelli di tossine, portandoli addirittura al di sotto della soglia imposta secondo le linee guide dell’OMS.
I sottoprodotti sono rimasti entro i limiti di sicurezza stabiliti, come spiegato da Kong, che ha messo in luce anche come gli ioni cloruro presenti nell’acqua siano stati in grado di potenziare il processo, grazie alla capacità di formare cloro molecolare reattivo. I finanziamenti per lo studio sono da attribuire alle sovvenzioni provenienti dalla National Science Foundation e dall’Environmental Protection Agency.
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