Squali, parla l’esploratore italiano | Meglio stare alla larga dove ci sono loro: ti confondono e ti mangiano vivo

Squali, mostri marini o misteri da scoprire (Pixabay Foto) - www.marinecue.it
L’uomo ha sempre avuto un rapporto ambivalente con la natura.
Da un lato, ne è affascinato, ne esplora i segreti e cerca di comprenderne i meccanismi; dall’altro, ne teme l’imprevedibilità e i pericoli nascosti. La paura del buio, ad esempio, non è altro che la paura dell’ignoto, di ciò che potrebbe celarsi al di là della nostra percezione.
Nelle profondità del mare e nei territori selvaggi, questa dinamica si fa ancora più evidente. Le storie di esploratori, di viaggi in luoghi inesplorati e di incontri con creature misteriose hanno sempre popolato l’immaginario collettivo, alimentando miti e leggende. La nostra mente costruisce mostri laddove la conoscenza non arriva, trasformando il mistero in un’entità minacciosa.
Nel corso della storia, ci siamo avvicinati progressivamente a molte di queste creature, studiandole e comprendendone il comportamento. Alcuni animali, un tempo temuti, sono stati riabilitati e persino addomesticati, mentre altri continuano a rimanere avvolti da un’aura di terrore e diffidenza. Non sempre, però, questa paura è ingiustificata: in alcuni casi, la prudenza è la nostra migliore alleata.
L’importanza della conoscenza risiede proprio in questo: riconoscere i rischi senza cadere nella demonizzazione o nell’indifferenza. Il rispetto per l’ambiente e per le creature che lo abitano passa attraverso l’equilibrio tra consapevolezza e cautela, tra il desiderio di esplorare e la capacità di valutare il pericolo.
Il confine sottile tra rispetto e incoscienza
Il mare è uno degli ambienti più affascinanti e, al tempo stesso, meno conosciuti dall’uomo. A differenza della terraferma, dove possiamo muoverci con sicurezza e padroneggiare il nostro spazio, in acqua siamo ospiti temporanei, soggetti a regole che non ci appartengono. Per questo, la nostra presenza in certi contesti può generare situazioni di rischio, specialmente quando entriamo in contatto con predatori che, per natura, seguono istinti ben precisi.
In particolare, alcuni abitanti degli oceani hanno caratteristiche che li rendono più imprevedibili di altri. Gli squali sono i grandi mostri del mare, macchine perfette e pericolose dalle abitudini misteriose. Due specie, in particolare, meritano una menzione speciale: il longimano e lo squalo tigre. Entrambi sono noti per la loro curiosità e per una certa inclinazione a interagire con ciò che li circonda, il che può risultare fatale per chi si trova nelle loro acque in condizioni sfavorevoli. L’esploratore italiano che parla di squali è Alberto Luca Recchi, un fotografo e divulgatore che ha dedicato la sua vita allo studio del mare. È stato il primo italiano a realizzare un libro fotografico per il National Geographic e ha condotto diverse spedizioni alla ricerca di squali e balene nel Mediterraneo. Ha scritto numerosi libri, alcuni in collaborazione con Piero Angela, e cura il podcast Un mare di storie.

Predatori e prede: una relazione naturale
Non è la presenza degli squali in sé a rappresentare un pericolo, ma il contesto in cui avvengono gli incontri. Un subacqueo ben equipaggiato non è una preda agli occhi di questi animali, mentre un bagnante che nuota in superficie o si muove goffamente nell’acqua bassa potrebbe trasmettere segnali ambigui, inducendo lo squalo in errore. Il problema non è la malvagità del predatore, ma il fraintendimento della situazione: nel mare, un attacco può essere il risultato di un equivoco.
Un altro aspetto da considerare è la nostra percezione del rischio. Sebbene gli squali siano spesso dipinti come feroci assassini, i numeri raccontano una storia diversa: sono ben più numerose le vittime di incidenti causati da cani domestici rispetto agli attacchi di squali. Tuttavia, il timore di finire nelle fauci di un predatore marino è radicato in una paura ancestrale: il terrore di essere mangiati, di tornare a far parte della catena alimentare da cui l’umanità, nel corso della sua evoluzione, si è progressivamente allontanata.
Conoscenza e consapevolezza: la chiave per un rapporto equilibrato
Il punto non è evitare il mare o temere gli squali, ma capire il loro comportamento e rispettare le regole che la natura impone. Evitare di nuotare in acque aperte senza protezioni, comprendere i segnali di pericolo e conoscere le specie più inclini a interagire con l’uomo sono elementi fondamentali per evitare situazioni di rischio.
Non dobbiamo cadere nella trappola della demonizzazione né in quella dell’incoscienza. Il mare è un mondo straordinario, abitato da creature magnifiche che meritano rispetto e comprensione. L’equilibrio tra prudenza e curiosità è ciò che ci permette di avvicinarci a loro senza trasformare l’ignoto in un nemico.