L’Arcipelago incantato raggiungibile in barca a vela | I Kuna non amano questi animali: portatori di sventura
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Spiaggia paradisiaca su un'isola (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Un gruppo di isole unico nel suo genere. Qui gli indigeni si lasciano ancora trasportare dalle tradizioni e dalla superstizione
Per i viaggiatori che sono alla ricerca di un’opportunità dove poter conciliare il contatto con la natura, godendo di un relax con pochi eguali, andare alla ricerca di un arcipelago potrebbe rivelarsi la scelta più saggia.
Molti li definiscono dei veri e propri paradisi terrestri, per via della flora che offrono, capace di suscitare meraviglia al primo contatto, e alla fauna, ricca di specie dai connotati unici.
Sparsi per tutto il globo, sono molteplici le destinazioni adatte a chi vuole provare un tipo di esperienza come questa. Molto passa dalle necessità del singolo viaggiatore.
Se si ha come obiettivo alternare divertimento e riposo, sarà meglio affidarsi a mete più turistiche, mentre se si ha la volontà di scoprire le bellezze naturali e culturali, si dovrebbe optare per destinazioni più “incontaminate”.
Le peculiarità dell’arcipelago e dei suoi abitanti
L’Arcipelago delle isole San Blas è un gruppo comprendente 378 tra isole e atolli, situato nel pieno Mar dei Caraibi, a largo della costa di Panama. Conta complessivamente 50.000 anime, molte delle quali appartenenti all’etnia kuna, nativi dell’arcipelago che lo abitano da circa due secoli. Una delle peculiarità nelle quali ci si può imbattere visitando l’isola sono le ulus, tipiche imbarcazioni a “vela” – che molto più spesso sono lenzuola -, totalmente intagliate a mano dalla popolazione locale, che presso il Guna Yala, la principale riserva kuna, mette in pratica l’arte del riciclo e il rispetto dell’ecologia. Per raggiungere l’isola il modo più efficace è sicuramente via mare, dal quale è possibile osservare uno straordinario sistema di chiuse edificato nel Canale di Panama durante il corso del primo ‘900, Un’altra possibilità è via terra, partendo dalla capitale omonima ed articolando un percorso di circa tre ore, mentre in precedenza vi era anche l’occasione di recarsi su Guna Yala usufruendo di un minuscolo aeroplano, con una capienza pari ad appena 9 posti.
Una volta raggiunto l’arcipelago, lo spettacolo sarà assicurato; dai pozzi artificiali di acqua dissalata, buche profonde all’interno della sabbia per la raccolta idrica, che veniva poi impegnata per lavare i vestiti o le stoviglie, alle straordinarie flora e fauna. Non è raro, infatti, imbattersi in un coccodrillo mentre prende il sole a riva, immerso in un contesto paradisiaco. Una delle peculiarità della civiltà kuna sono indubbiamente le credenze sciamaniche, che si riflettono proprio sull’importanza degli animali. Se alcuni possiedono poteri mistici e miracolosi, altri sono portatori di malanni, come squali, mante e gli stessi coccodrilli. Ed il rapporto che i nativi possiedono con la natura è realmente unico: il loro marchio di fabbrica sono i molas, opere realizzate in cotone che le donne indossano sui propri indumenti, rappresentanti spesso specie faunistiche che possiedono, secondo la loro cultura, un significato benefico, quali tartarughe, pesci, uccelli, scimmie e pappagalli.
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I punti oscuri e le problematiche
Anche l’arcipelago delle Isole San Blas non è decisamente esente da disagianti criticità. A partire dalla cattiva gestione dei rifiuti, imputabile principalmente al fatto che questa pratica non rientri esattamente nelle canoniche abitudini dei kuna. Se una volta si cibavano esclusivamente dei frutti della terra e di pesce, rigorosamente raccolti e pescati a mani nude, l’introduzione di materiali quali plastica e lattine hanno generato un mutamento inatteso nella cultura isolana, che ha portato la popolazione a disfarsene attraverso sistemi poco opportuni, come lanciarle in mare o bruciarle. Più in generale, se consideriamo che soltanto 49 tra le quasi 400 isole siano abitate, le stime ci raccontano che entro la fine del secolo corrente quasi tutte potrebbero subire lo spopolamento, come ipotizza lo Smithsonian Tropical Research. Ad aggravare il tutto ci sono, inoltre, le alte maree e l’aumento del livello acquatico nel Mar dei Caraibi, anche se i locali imputano le colpe del disagio generale ad una cattiva gestione delle riserve da parte del Governo Panamense.
Ulteriori critiche riguardano lo scarso approvvigionamento di acqua potabile e la direzione, non proprio impeccabile, del ciclo delle acque reflue. E c’è persino chi imputa la colpa della scarsa attenzione che Panama, in quanto entità statale, rivolge all’Arcipelago direttamente alla corruzione che aleggia nelle stanze del potere panamense. Lo Stato, d’altra parte, si difende affermando che i kuna non riescano a cedere completamente al concetto di cambiamento climatico e su una situazione già estremamente tesa per molteplici motivi incastratisi nel medesimo periodo storico, l’ipeturismo che viene praticato verso le isole non giova di certo alla conservazione e all’efficace smaltimento delle problematiche. A raccontare le Isole San Blas, a seconda della propria esperienza, è stata Valentina Pigmei, in un articolo de Il Post.