Tsunami: come nascono e perché possono essere così devastanti
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Zona a rischio tsunami (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Come si originano gli tsunami e quanta potenza riescono a sprigionare. Ecco perchè sono così devastanti e distruttivi.
Il fenomeno degli tsunami riguarda eventi naturali con un grande impatto le cui conseguenze sono devastanti sulle comunità costiere. Infatti si tratta di onde anomale generate da spostamenti improvvisi di enormi masse d’acqua, generalmente causati da terremoti sottomarini, frane, eruzioni vulcaniche o, in casi più rari, dall’impatto di meteoriti.
Gli tsunami sono casuati nella maggior parte dei casi da terremoti sottomarini, in particolare quelli che avvengono lungo le zone di subduzione, dove una placca tettonica scivola sotto un’altra. La quantità di energia sprigionata durante questo evento è enorme, tale da provocare un sollevamento o un abbassamento improvviso del fondale marino, generando un’onda che si propaga rapidamente. Oltre ai terremoti di subduzione, anche quelli legati a faglie crostali possono innescare tsunami, come accaduto in eventi recenti nel Mediterraneo.
Eventi molto significativi sono quelli come il terremoto di Sumatra del 2004, che ha generato uno tsunami devastante, con onde alte decine di metri che hanno colpito le coste di diversi paesi asiatici, causando centinaia di migliaia di vittime. Un altro caso emblematico riguarda il Mediterraneo, con il terremoto di Boumerdes/Zemmouri in Algeria nel 2003 e quello di Bodrum/Kos nel 2017, entrambi associati a faglie crostali.
Le onde di tsunami si distinguono dalle comuni onde marine perché coinvolgono l’intera colonna d’acqua, dal fondale fino alla superficie. Questo comporta un’enorme quantità di energia cinetica, che si mantiene per lunghe distanze. Inoltre, la prima onda che raggiunge la costa non è necessariamente la più distruttiva: il fenomeno può durare ore e le onde successive possono essere più alte e potenti.
Quali sono gli effetti di uno tsunami
Un segnale tipico dell’arrivo di uno tsunami è il ritiro improvviso del mare, che può esporre il fondale per centinaia di metri. Questo fenomeno, osservato anche durante il disastro del 2004, può servire come avvertimento per chi si trova sulle coste, permettendo di mettersi in salvo prima dell’arrivo delle onde devastanti. Gli effetti di uno tsunami sono catastrofici. Infatti le onde possono distruggere intere città costiere, trascinare veicoli e persone, sommergere aree abitate e causare ingenti danni economici e ambientali.
La potenza sprigionata delle correnti generate dagli tsunami è tale da poter trascinare un uomo adulto o spostare automobili per decine di metri, anche se l’onda iniziale sembra di modesta altezza. Per ridurre il rischio tsunami, molti paesi hanno sviluppato sistemi di allerta precoce basati su reti di sismografi e boe oceaniche in grado di rilevare anomalie nei livelli del mare. Inoltre, campagne di sensibilizzazione e piani di evacuazione sono fondamentali per ridurre il numero di vittime in caso di evento catastrofico.
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L’ evento catastrofico del 2017
Secondo quanto si evince in un video riportato dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, lo tsunami di Bodrum/Kos del 20 luglio 2017 è stato un evento generato da un terremoto di magnitudo 6.6, avvenuto nel Mar Egeo, al confine tra Turchia e Grecia. L’epicentro si trovava a sud della città turca di Bodrum, mentre l’isola greca di Kos è stata tra le aree più colpite.
Lo tsunami che ne è derivato ha avuto un’altezza massima di circa 1,5 metri, un valore relativamente modesto rispetto ai grandi tsunami oceanici, ma comunque sufficiente a causare danni. L’onda ha colpito le coste di Bodrum e Kos, allagando il litorale e danneggiando le imbarcazioni nei porti. In alcuni punti si è verificato un ritiro anomalo del mare prima dell’arrivo delle onde principali.