Nuova specie alla conquista di tutti i mari | È una minaccia alle specie marine autoctone: bisogna pescarli e mangiarli

Granchi blu

I granchi blu sono tra le specie più invasive dei mari (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Una specie ‘aliena’ sta mettendo a repentaglio la stabilità degli ecosistemi marittimi mondiali. La soluzione per contrastarlo non è tra le più usuali

Le specie così dette aliene, ossia esotiche, che provengono da ecosistemi profondamente differenti e che per qualche motivo si stabiliscono, con conseguente proliferazione negli esemplari, in altre latitudini del globo, sono da svariato tempo una costante con cui esperti e professionisti si trovano costretti a combattere.

La loro influenza è tale da alterare gli equilibri e i meccanismi delle società sottomarine, generando enormi problematiche alle specie autoctone, che nei casi più gravi finiscono addirittura per estinguersi, scomparendo definitivamente a causa della decimazione praticata dalle ‘aliene’.

Si tratta di una problematica che ha riguardato molto spesso l’Italia da vicino, dato l’aumento della proliferazione di queste specie direttamente nel Mar Mediterraneo, considerando l’importante traffico nautico che caratterizza le acque del confine naturale fra Europa e Africa.

La diffusione è, molto spesso, attribuibile proprio ai lunghi tragitti effettuati da ogni qualsivoglia tipo d’imbarcazione, dai pescherecci alle navi mercantili, che permettono alle specie aliene di ancorarsi sugli stessi per svilupparsi e generare profonde alterazioni negli ecosistemi e nella vita degli organismi autoctoni, anche dall’altra parte del globo.

Allarme tra i mari del globo

Un’invasione marittima che sta riguardando gli oceani di tutto il mondo, dalle potenzialità tremende sugli ecosistemi del globo intero. Ecco cosa sta succedendo a causa della presenza sempre più diffusa di una specie di granchio caratterizzato da una prolificità come poche altre specie di crostacei esistenti; sarebbe, infatti, capace di riprodursi seguendo ritmi davvero incredibili, deponendo quasi 200.000 uova ogni volta.

La diffusione di questa specie di granchio risulta, perciò, praticamente impossibile da tenere sotto controllo. E se questo già di per sé rappresenterebbe un problema, aggiungiamoci anche la minaccia che la stessa rappresenta per gli altri abitanti del mare, in particolare sulle specie autoctone. La sua individuazione è avvenuta addirittura lungo le coste italiane, più precisamente presso il porto di Catania. La notizia arriva dal portale Evereye.

Crostaceo
La specie di granchio che minaccia il Mediterraneo (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Come ridurre il suo devastante impatto?

Il principale quesito che sta tenendo particolarmente impegnati gli scienziati nostrani – e non solo – riguarda, per l’appunto, il metodo più efficace per evitarne l’incontrollata proliferazione, evitando che i danni scaturiti dal granchio non vadano ad intaccare gli ecosistemi marini più di quanto non sia già avvenuto. Una soluzione individuata, per quanto incredibile o paradossale possa sembrare, riguarda l’utilizzo di questo granchio in tavola; mangiarlo aiuterebbe a ridurre l’impatto ambientale in maniera netta. Gli esperti rassicurano tutti; nonostante gli ingenti danni causati, altre specie aliene sono già state individuate e ‘sistemate’ opportunamente.

Incrementare la pesca della specifica specie, in modo da abbassare la presenza all’interno degli ecosistemi marini, nonostante possa sembrare molto inusuale a primo impatto, è un metodo già stato testato nel passato per il ‘trattamento’ di specie altrettanto invasive, capaci di mettere a rischio l’intera produttività ittica dei luoghi in cui si stabilivano. Ma la diffusione su scala globale del granchio, come è stata possibile? C’è lo zampino dell’uomo, che involontariamente, lo ha trasportato in giro, vagando per più porti del mondo a bordo delle imbarcazioni impegnate nelle attività economiche o sportive – come nel caso della pesca- , favorendone lo sviluppo anche nelle latitudini opposte alla sua zona d’origine.