Napoli, la Stazione Zoologica Anton Dohrn è un’eccellenza nel campo della biologia marina
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Facciata d'ingresso della Stazione Zoologica (Stazione Zoologica Anton Dohrn foto) - www.marinecue.it
Un luogo dal valore culturale inestimabile, fondamentale per la ricerca biologica degli ultimi 150 anni. I segreti della Stazione Zoologica Anton Dohrn, a Napoli
Lo zoologo tedesco Anton Dohrn nel 1872 si rese protagonista di una fondazione che, a suo tempo, rappresentò una reale innovazione nel mondo della biologia animale e non solo. Stiamo parlando della Stazione Zoologica di Napoli, oggi a lui intitolata.
Il desiderio del nativo di Stettino era quello di creare una rete di stazioni correlate alla ricerca biologica, come fossero delle effettive stazioni ferroviarie o metropolitane, in modo da permettere la sosta agli scienziati di tutta Europa, che in ogni differente sede avrebbero potuto diffondere e assorbire materiale, nozioni e conoscenze, mediante l’esecuzione di esperimenti.
All’epoca esistevano già alcune strutture che ospitavano attività di ricerca nel continente europeo, ma il ruolo che la Stazione Zoologica di Napoli avrebbe ricoperto negli anni a venire risultava non essere ancora mai stato esplorato. L’obiettivo era di potersi dedicare a 360° alla ricerca e all’insegnamento avanzato.
L’aspirazione di Dohrn, inoltre, era rappresentata dalla volontà di consentire agli esperti che avrebbero fatto tappa all’interno della Stazione di poter usufruire direttamente ed immediatamente di una postazione di lavoro, strumenti, servizi e prodotti volti al completamento del loro lavoro, oltre che materiale visivo, quali testi, attraverso cui consultare le informazioni.
La scelta di Napoli e l’edificazione
Ma perché Dohrn, che aveva trascorso periodi alterni in alcune delle più vivaci città d’Europa, scelse proprio Napoli per concretizzare il suo progetto? Innanzitutto perché il centro partenopeo non era da meno, ricevendo una quantità impressionante di visitatori per l’epoca; in realtà, i piani iniziali di Dohrn inquadravano Messina come centro in cui stabilire la prima Stazione italiana e solo in un secondo momento si scelse di virare su Napoli. La decisione finale fu dettata sia dalla vocazione internazionale che la città possedeva già all’epoca, sia per la ricchezza biologica offerta dal mar Mediterraneo e, di conseguenza, anche dal Tirreno. Lo zoologo teutonico venne sostenuto anche sotto il punto di vista economico nel perseguimento del suo progetto da artisti, scienziati e musicisti, che finanziarono la costruzione della struttura.
Avviata nel marzo del 1872, questa raggiunse il suo termine nel settembre 1873, con l’edificazione del primo edificio, che in tempi odierni rappresenta la parte centrale del complesso, al quale, nel corso degli anni a venire, sarebbe stato aggiunto un secondo stabile, un ponte di collegamento, un cortile e addirittura un terzo edificio, arrivando a presentare un aspetto simile a come lo conosciamo oggi. Nel 1874 fu inaugurato all’interno del complesso anche l’acquario pubblico, noto come ‘Aquarium‘, capace di mantenersi invariato nonostante i 150 anni trascorsi dalla sua apertura al pubblico; la peculiarità di questo luogo risiede nel fatto che si tratti del più antico acquario – inaugurato nel XIX secolo – ad essere ancora in attività, nonché l’unico prettamente destinato alla mostra e alla conservazione delle biodiversità mediterranee.
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Gli anni dell’incessante crescita
La restante parte della struttura, invece, trovò nel 14 aprile 1875 la data della sua inaugurazione ufficiale, che precedette di qualche mese la stipula formale del contratto tra Anton Dohrn e l’allora sindaco di Napoli, Antonio Winspeare. Il luogo dove poter dar sfogo alla totale creatività dello zoologo in ambito di ricerca era finalmente pronto; quanto ne conseguì fu, per l’appunto, la creazione di spazi di lavoro e ‘tavoli di ricerca’, finanziati da privati cittadini, fondazioni, istituzioni scientifiche, atenei universitari e persino dai governi. Un contributo determinante al progetto fu apportato dal napoletano Salvatore Lo Bianco, a cui viene attribuita l’introduzione di innovativi metodi di conservazione delle specie marine, che alimentò la fama di Napoli e della sua Stazione Zoologica fino a diventare uno dei punti di riferimento a livello europeo per la perfezione tecnica degli esemplari conservati.
Un’ulteriore introduzione, voluta direttamente da Dohrn, che si attivò in prima persona per il suo raggiungimento, riguardò la donazione di testi scientifici e accademici che lo zoologo effettuò direttamente a vantaggio della ‘sua creazione’, istituendo una biblioteca con i suoi personalissimi volumi, in modo che l’intera comunità potesse beneficiarne. I fiori all’occhiello erano, soprattutto, gli strumenti scientifici, mantenuti costantemente all’avanguardia, in risposta al continuo processo. I ricercatori che si recavano presso la Stazione Zoologica di Napoli sapevano di poter disporre di metodi e strumenti contraddistinti da indubbia precisione ed efficienza.