Il pesce sega d’acqua dolce rischia l’estinzione: in un decennio ridotto del 60% l’habitat globale

Negli ultimi decenni, il pesce sega d’acqua dolce, noto anche come pesce sega a denti larghi (Pristis pristis), ha visto ridursi drasticamente il suo habitat naturale.

Secondo gli esperti, la sua distribuzione globale si è ridotta del 60% in soli dieci anni, a causa della distruzione degli ecosistemi fluviali, della pesca accidentale e del cambiamento climatico. Oggi, questa specie è classificata come “criticamente minacciata” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), e senza interventi immediati rischia di estinguersi del tutto.

Il pesce sega è una creatura affascinante che può superare i sei metri di lunghezza. Il suo tratto distintivo è il lungo rostro seghettato, usato per cacciare prede nei fondali fangosi. Questa specie trascorre parte della vita in acqua dolce e parte in acqua salata. Le femmine danno alla luce i piccoli nei fiumi tropicali, dove i giovani esemplari trascorrono circa dieci anni prima di raggiungere l’oceano. Tuttavia, il degrado delle aree di riproduzione sta compromettendo il ciclo vitale della specie, riducendo drasticamente il numero di esemplari in grado di raggiungere l’età adulta.

In Australia, un gruppo di ranger aborigeni ha avviato un’operazione di salvataggio per proteggere i piccoli pesci sega rimasti intrappolati nei bacini idrici in via di prosciugamento. Il team, composto da membri della comunità Malak Malak e da scienziati dell’Università Charles Darwin, lavora senza sosta per individuare e trasferire i pesci in acque più sicure. Da quando il progetto è iniziato nel 2012, oltre 115 esemplari sono stati salvati e reintrodotti nel Daly River, uno dei pochi habitat rimasti per questa specie.

Sebbene il ciclo naturale delle inondazioni e delle secche sia sempre esistito, l’alterazione del regime idrico dovuta alle attività umane ha aggravato il problema. Molti esemplari restano bloccati nei canali secondari, incapaci di tornare nel fiume principale. Inoltre, il pesce sega è altamente vulnerabile alla pesca accidentale: il suo rostro seghettato lo rende facile preda delle reti da pesca. Anche se la cattura è vietata in Australia e in altri 18 Paesi, la specie continua a essere minacciata dalla pesca illegale, soprattutto in alcune aree dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina.

Le cause dell’estinzione e come provvedere

Oltre alla pesca e alla perdita di habitat, una nuova minaccia incombe sul pesce sega: l’espansione dell’agricoltura intensiva. Negli ultimi anni, vaste aree della regione del Northern Territory australiano sono state convertite in piantagioni di cotone, un’industria che richiede enormi quantità d’acqua. Le aziende agricole spingono per deviare il flusso dei fiumi per irrigare le colture, mettendo a rischio la sopravvivenza non solo del pesce sega, ma di tutto l’ecosistema fluviale. Organizzazioni ambientaliste e comunità locali stanno lottando per impedire che questa pratica distrugga uno degli ultimi rifugi della specie.

Gli sforzi di conservazione degli Aboriginal Rangers sono ammirevoli, ma non sono sufficienti per garantire la sopravvivenza a lungo termine del pesce sega. È necessario un intervento su scala più ampia, che coinvolga governi, enti di ricerca e comunità locali. La creazione di aree protette, il miglioramento della gestione delle risorse idriche e il rafforzamento delle leggi contro la pesca illegale potrebbero fare la differenza. Inoltre, è fondamentale aumentare la sensibilizzazione pubblica per far conoscere l’importanza di questa specie e del suo habitat.

Pesce sega, l’estinzione potrebbe essere vicina ma non inevitabile ecco chi prova a salvarlo (Freepik Foto) – www.marinecue.it

Il pesce sega e i suoi misteri

Gli scienziati stanno cercando di comprendere meglio la biologia e il comportamento del pesce sega per sviluppare strategie di conservazione più efficaci. Studi genetici hanno rivelato che ogni fiume ospita popolazioni distinte, il che significa che il declino in una determinata area potrebbe essere irreversibile. Monitorare i movimenti della specie attraverso l’uso di microchip e satelliti potrebbe aiutare a prevedere quando e dove si verificheranno future emergenze, consentendo interventi più tempestivi.

Sebbene il pesce sega d’acqua dolce sia sull’orlo dell’estinzione, la sua sorte non è ancora segnata. Grazie al lavoro instancabile di comunità locali, scienziati e ambientalisti, esistono ancora possibilità di recupero. Tuttavia, il tempo stringe e senza un’azione decisa il mondo rischia di perdere per sempre una delle specie più affascinanti e misteriose dei nostri fiumi.

Sveva Di Palma

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