Russia, non solo guerra | La Nazione è vessata anche da un altro problema catastrofico: un disastro ambientale assurdo

Illustrazione di un disastro ambientale (Depositphotos)

Illustrazione di un disastro ambientale (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

Non solo guerra, ma anche un disastro ambientale si sta verificando in questi luoghi. La situazione è indescrivibile.

I disastri ambientali sono una triste costante della nostra epoca. Deforestazione, inquinamento, eventi climatici estremi: il pianeta sta pagando il prezzo delle nostre attività.

Uno dei problemi più gravi è il cambiamento climatico, che amplifica fenomeni come uragani, siccità e ondate di calore sempre più intense.

Poi ci sono i disastri causati dall’uomo, come Chernobyl o il disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera che riversò milioni di barili di greggio nel Golfo del Messico.

Alla fine, la questione è semplice: possiamo continuare a ignorare il problema o iniziare a cambiare rotta. Forse non possiamo fermare i terremoti o gli tsunami, ma possiamo ridurre l’inquinamento e proteggere le foreste.

Un disastro annunciato

Immagina una macchia nera, densa e appiccicosa, che si allarga lentamente sul mare, soffocando tutto quello che incontra. È quello che sta succedendo nel Mar Nero da più di un mese, dopo che due petroliere danneggiate da una tempesta hanno iniziato a riversare in acqua migliaia di tonnellate di carburante. La situazione è talmente grave che perfino Putin l’ha definita un disastro ecologico, anche se il governo russo ci ha messo 11 giorni prima di dichiarare l’emergenza. Nel frattempo, il mare si è riempito di petrolio e le spiagge della regione di Krasnodar sono diventate scenari di un’enorme operazione di pulizia improvvisata.

Il carburante disperso è un derivato del petrolio chiamato M100, ed è peggio del petrolio normale perché è più pesante dell’acqua e tende ad affondare. Questo significa che non solo uccide gli organismi marini in superficie, ma finisce anche sul fondale, dove resterà per 15-20 anni, avvelenando tutto l’ecosistema. E il danno non si ferma lì: uccelli marini intrisi di petrolio non riescono più a volare né a proteggersi dal freddo. Migliaia sono stati recuperati e ripuliti, ma la maggior parte di loro probabilmente non sopravvivrà.

Petrolio riversato sulla spiaggia (Depositphotos)
Petrolio riversato sulla spiaggia (Depositphotos FOTO) – www.marinecue.it

Volontari contro petrolio (e burocrazia)

In tutto questo, chi si sta davvero rimboccando le maniche? I volontari. Mentre le autorità si decidevano a intervenire, migliaia di persone hanno iniziato a riempire sacchi di sabbia sporca di carburante, spalando a mani nude o con attrezzature improvvisate. Hanno organizzato squadre attraverso chat su Telegram, coordinandosi come potevano, anche se spesso senza nemmeno mascherine o guanti adeguati. Solo a gennaio il governo russo ha messo sul tavolo 14,6 milioni di euro per ripulire l’area, ma ormai il danno è fatto e l’operazione va avanti a rilento.

E poi c’è un altro problema: le navi coinvolte nel disastro, la Volgoneft-212 e la Volgoneft-239, erano vecchie di oltre 50 anni e dovevano essere rottamate da tempo. Secondo alcuni, fanno parte della “flotta fantasma” russa, usata per esportare petrolio di nascosto, eludendo le sanzioni internazionali. Una di loro è ancora sul fondo del mare, a 20 metri di profondità, continuando a perdere carburante.