Trump rinomina il Golfo del Messico: su Google Maps diventa “Golfo d’America”
L’amministrazione Trump ha deciso di cambiare il nome al Golfo del Messico, che negli Stati Uniti sarà ora ufficialmente chiamato “Golfo d’America”.
L’ordine esecutivo, firmato il 20 gennaio 2025, ha già avuto un impatto immediato: su Google Maps, per gli utenti americani, la modifica è già visibile. Un cambio di rotta che rientra nella più ampia strategia di Trump di riaffermare l’identità storica americana attraverso la toponomastica.
Google ha confermato di aver semplicemente recepito la nuova denominazione adottata dal governo federale, come avviene abitualmente in questi casi. Per chi si connette dagli Stati Uniti, il nome originale è stato completamente sostituito, mentre nel resto del mondo entrambe le versioni saranno mostrate. Una soluzione che cerca di mediare tra l’ufficialità imposta dall’amministrazione americana e il riconoscimento internazionale di un nome che esiste da secoli.
Ma non finisce qui. Lo stesso ordine esecutivo prevede anche il ritorno al nome “Monte McKinley” per la vetta più alta del Nord America, ribaltando la decisione presa dall’amministrazione Obama nel 2015, quando la montagna era stata ufficialmente rinominata Denali per rispettare la tradizione delle popolazioni native dell’Alaska. Un’inversione che non sorprende: Trump aveva già espresso il suo dissenso su quel cambiamento, considerandolo un inutile gesto di revisionismo storico.
La reazione del Messico non si è fatta attendere. La presidente Claudia Sheinbaum ha subito inviato una lettera a Google, chiedendo che almeno nella versione internazionale delle mappe il nome “Golfo del Messico” venga mantenuto senza alterazioni. Per il governo messicano, questa non è solo una questione di cartografia: è un affronto alla storia e alla sovranità culturale del Paese. Anche diplomaticamente, la mossa di Trump rischia di complicare i rapporti tra Washington e Città del Messico, in un momento in cui la collaborazione tra i due Stati è più che mai necessaria.
Implicazioni e complicazioni geopolitiche
Al di là delle implicazioni politiche, c’è una realtà concreta: il Golfo del Messico è un punto nevralgico per l’economia degli Stati Uniti. Porti strategici, impianti petroliferi, rotte commerciali fondamentali. Rinominandolo “Golfo d’America”, Trump non sta solo facendo un’operazione simbolica, ma sta cercando di affermare, nero su bianco, il peso economico e strategico che questa regione ha per gli USA. Una dichiarazione di intenti, più che una semplice modifica geografica.
La storia insegna che i nomi non sono mai neutri. Ogni toponimo racconta un pezzo di identità, e cambiarlo significa ridefinire la narrazione. Se per alcuni il ripristino del Monte McKinley è un atto di rispetto verso la storia presidenziale americana, per altri è un tentativo di cancellare il riconoscimento delle culture indigene. Lo stesso vale per il “Golfo d’America”: un’operazione di branding patriottico che per molti è un atto di appropriazione indebita.
Reazioni internazionali e giochi di potere
Le reazioni internazionali sono state tutt’altro che entusiaste. Storici e geografi hanno espresso preoccupazione per un precedente che potrebbe aprire la porta a nuove controversie. Se uno Stato può decidere unilateralmente di modificare un nome geografico condiviso, cosa impedisce ad altri Paesi di fare lo stesso? La toponomastica potrebbe trasformarsi in un nuovo campo di battaglia geopolitico, con tutte le conseguenze del caso.
Ora resta da vedere se questo cambiamento avrà un impatto duraturo. Il Geographic Names Information System (GNIS) dovrà aggiornare i database ufficiali affinché la nuova denominazione venga riconosciuta su larga scala. Apple Maps, per il momento, non ha confermato se seguirà la linea di Google. Intanto, la domanda resta aperta: il “Golfo d’America” diventerà davvero il nuovo standard, o rimarrà solo un esperimento politico destinato a svanire?