Pesca, qui c’è un uomo che continua una tradizione plurisecolare | Al mattino si arma solo del suo cavallo
Ci sono mestieri che si perdono nel tempo, inghiottiti dalla modernità e dalle innovazioni tecnologiche.
Un tempo necessari, oggi diventano rarità, sopravvissuti grazie alla passione di chi non vuole lasciare che la storia si dissolva. Sono professioni fatte di gesti antichi, tramandati di generazione in generazione, e che resistono alle leggi dell’efficienza e della produzione su larga scala.
In un mondo in cui tutto è veloce e automatizzato, esistono ancora persone che scelgono la lentezza, il contatto diretto con la natura e il rispetto dei suoi ritmi. La loro attività non è solo lavoro, ma testimonianza di un sapere antico che rischia di scomparire. Il loro ruolo è quello di custodi di una cultura che, senza di loro, sarebbe solo un ricordo sbiadito nei libri di storia.
Queste tradizioni si nutrono della determinazione di pochi, di comunità che credono nel valore del passato e lo trasformano in un’esperienza autentica, radicata nel territorio. Non è solo un modo per mantenere viva una pratica secolare, ma anche per condividerne la bellezza con chi è disposto ad ascoltare e osservare.
Esistono ancora angoli d’Europa in cui la quotidianità segue il battito della natura, dove il vento, la sabbia e il mare scandiscono le attività dell’uomo. In uno di questi luoghi, una pratica quasi leggendaria si ripete, giorno dopo giorno, come avviene da oltre cinque secoli.
Un mestiere che sfida il tempo
Nella piccola cittadina di Oostduinkerke, sulla costa occidentale del Belgio, si svolge un’attività unica al mondo: la pesca dei gamberi a cavallo. Questa tradizione, inserita nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, è oggi portata avanti da soli tredici pescatori, i Paardevissers, ultimi custodi di un’arte che ha radici nel passato.
Un tempo diffusa anche sulle coste di Francia, Olanda e Inghilterra meridionale, questa tecnica di pesca sopravvive solo qui. Ogni mattina, quando la marea è propizia, i pescatori si preparano: indossano la classica cerata gialla, sellano i loro possenti cavalli brabantini e si dirigono verso il mare. L’animale, addestrato fin da giovane, trascina con sé una grande rete che setaccia il fondale, raccogliendo i preziosi gamberetti grigi. Ogni manovra è studiata, ogni passaggio segue un rito antico, reso efficace da secoli di esperienza.
La forza della tradizione e la qualità del prodotto
Non tutti i cavalli possono diventare pescatori. Solo quelli della razza brabantina, robusti e potenti, sono in grado di resistere alla fatica del mare e di muoversi con sicurezza nelle acque agitate. L’addestramento è lungo e rigoroso: solo dopo anni di preparazione un esemplare può essere considerato pronto per questa attività. Il suo lavoro è fondamentale per la riuscita della pesca, e il legame con il pescatore è indissolubile.
Una volta terminata la battuta di pesca, il raccolto viene portato a riva e subito lavorato. I gamberi vengono cotti in un grande calderone di acqua salata bollente, sprigionando un profumo che sa di mare e tradizione. Il loro sapore, delicato ma intenso, è considerato una prelibatezza, e il metodo di pesca a cavallo conferisce loro una qualità ineguagliabile. Assaggiarli appena pescati, magari sorseggiando una birra artigianale locale, significa gustare non solo un alimento eccezionale, ma anche un frammento di storia. In un’epoca in cui la tecnologia sembra dominare ogni aspetto della nostra vita, la pesca dei gamberi a cavallo resiste come simbolo di una connessione profonda tra uomo, natura e tradizione. Un mestiere antico che continua a vivere, grazie alla passione di pochi e alla straordinaria bellezza di un gesto ripetuto nei secoli.