Su quest’isola non conoscono guerre | La vita scorre lenta e felice: “È il posto giusto per emigrare”
Vi siete mai chiesti qual è il luogo abitato più isolato del mondo? Qui vivono poche centinaia di persone e ci si affida unicamente all’agricoltura e all’allevamento
Dopo aver trascorso un periodo, lavorativo o personale, particolarmente burrascoso o semplicemente ricco di azione ed avvenimenti, staccare la spina per qualche giorno è indubbiamente l’opzione giusta. Mettere da parte le preoccupazioni e rinfrescarsi la mente, pronti a ripartire con un altro passo.
Il nostro pianeta offre interminabili scorci dove questo sarà possibile. Immergersi totalmente a contatto con l’ambiente naturale o con la cultura del posto, lasciarsi trasportare dai ritmi più lenti e meno frenetici del posto che si è deciso di visitare. E ci sono possibilità per tutti i gusti, dagli eremi e i borghi a metà tra la collina e la montagna che si possono incontrare nel nostro paese, che garantiranno comunque un certo grado di quiete, fino ad arrivare ai luoghi incontaminati situati dall’altra parte del pianeta.
Se siete amanti della natura incontaminata potete optare, ad esempio, per le Isole Svalbard, in prossimità del Polo Nord. Si tratta di un arcipelago popolato da neanche 3.000 anime, noto per i piccoli e caratteristici villaggi dove si vive essenzialmente di pesca. E le meraviglie del cielo, come l’aurora boreale, vi lasceranno di certo a bocca aperta. L’efficienza e l’accoglienza dei paesi scandinavi in una cornice decisamente meno affollata.
Per gli appassionati della cultura storica – ma anche delle latitudini più temperate – un salto sulla celeberrima Isola di Pasqua è ciò che vi servirà. A largo della costa cilena, immersa letteralmente nell’Oceano Pacifico, la vista degli iconici volti in pietra rappresentanti i ‘moais’ sarà in grado di impressionarvi come poche altre attrazioni al mondo. Un luogo che, per quanto celebre, riuscirà a fornirvi un’esperienza ‘selvaggia’ in una terra incontaminata, impreziosita da un pizzico di mistero.
Un lembo di terra in capo al mondo
All’interno di questa lista figura anche Tristan da Cunha, che deve il suo nome all’omonimo navigatore portoghese, a cui viene attribuita proprio la scoperta del luogo. Si tratta di un arcipelago situato nella parte più meridionale dell’Oceano Atlantico ed è, dal punto di vista amministrativo, una dipendenza del Regno Britannico. Il luogo figura a pieno titolo come abitato, ma da sole 240 unità e il fatto che disti dalla costa sudafricana, nello specifico dalla metropoli Città del Capo, oltre 2.800 km rendono l’arcipelago il centro abitato più isolato in assoluto del nostro pianeta.
I collegamenti con la terraferma risultano essere sostanzialmente assenti, in quanto non sono previsti porti per l’attracco di grandi imbarcazioni o piste di atterraggio, anche delle più misere in termini di dimensioni. L’unica possibilità di sbarco è costituita da un modesto porticciolo, destinato unicamente a mezzi poco ingombranti, ma il punto di scambio non rappresenta una certezza costante per coloro che vogliono visitare l’isola; c’è da precisare che le condizioni climatiche avverse, alla base di eventuali mareggiate o tsunami di lieve entità, possano rendere impossibile la navigazione. Il rischio è chiaro, recarsi a Tristan da Cunha e rimanervi ‘intrappolato’ in attesa di tempi migliori.
Come si guadagnano da vivere i cittadini dell’arcipelago?
Il modo di vivere degli abitanti della zona è un altro aspetto estremamente peculiare, per questo molto affascinante. Partiamo con il precisare che il territorio si presenta in prevalenza montagnoso, ma nelle poche aree pianeggianti la comunità riesce a svolgere agricoltura e allevamento, principali settori trainanti dell’economia locale insieme alla pesca e al conseguente commercio.
Tra gli aspetti che contribuiscono a rendere Tristan Da Cunha un vero e proprio unicum mondiale sono la coltivazione di patate, concentrata esclusivamente dell’area di Potato Patches, e soprattutto il loro utilizzo come vere e proprie merci di scambio, nonché l’indissolubile legame con i francobolli. Il commercio degli stessi risulta essere una delle attività maggiormente fruttuose per l’arcipelago, data la costante ricerca che avviene nell’ambito dei collezionisti. Lo scrive Editoriale Domani.