Gli abissi protagonisti di una sfida tutta italiana | In Sicilia liberati habitat marini che potranno tornare a splendere
Una cruciale operazione salva mare in Sicilia ha portato alla luce una minaccia importante ma silente; così vengono salvati gli habitat.
I segreti che si nascondono nei vasti fondali marini spesso sfuggono alla nostra fugace vista, ma hanno un impatto significativo sul nostro pianeta, solo in apparenza quieto.
Un’iniziativa straordinaria è in corso tra impegno umano e tecnologie avanzate per salvaguardare l’ecosistema marino che ancora una volta è minacciato da insidie invisibili e nascoste.
Questo atto non è solo un segno della lotta a favore dell’ambiente, ma rappresenta anche un piccolo cruciale passo verso un futuro più sostenibile e protettivo dell’ecosistema.
Le operazioni coinvolgono simultaneamente e in forma cooperativa esperti e strumenti innovativi, mettendo in luce una realtà parzialmente conosciuta ma cruciale per la salute e la salvezza dei nostri mari e della biodiversità che vi abita.
Una minaccia silenziosa
Le reti da pesca abbandonate, comunemente denominate “reti fantasma”, costituiscono un problema sempre più diffuso nei mari a livello globale. Invisibili agli occhi della maggior parte delle persone, queste attrezzature continuano a intrappolare pesci, rifiuti e altre specie, causando innumerevoli sofferenze e decimando intere popolazioni.
Con “Ghostnets”, operazione condotta da Ispra lungo la costa siciliana, tra Augusta e Siracusa, e parte del progetto Mer (Marine Ecosystem Restoration) finanziato dal Pnrr, gli esperti hanno rilevato la presenza di reti di dimensioni significative, alcune delle quali superavano i 260 metri di lunghezza, incastrate tra i fondali ricoperti di Posidonia e i coralli. Oltre 30 le reti liberate, secondo il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
Proteggere la fauna marina
Per localizzare e recuperare le reti fantasma, i sonar e i veicoli sottomarini a guida remota si sono rivelati fondamentali per mappare accuratamente i fondali e individuare i punti critici. Grazie a tali strumenti, le squadre subacquee hanno potuto operare con precisione a profondità comprese tra i 40 e i 60 metri, liberando le reti e riportandole in superficie utilizzando verricelli.
Uno degli obiettivi principali di questa operazione è stato soprattutto il salvataggio degli animali intrappolati nelle reti. Specie come cernie, stelle marine e piccoli crostacei sono state recuperate durante le operazioni, contribuendo a rivitalizzare un ecosistema già gravemente minacciato da molteplici fattori ambientali. Le reti recuperate saranno destinate allo smaltimento o al riciclo, contribuendo così a ridurre l’accumulo di rifiuti nei mari italiani. Tale iniziativa non si limita ad essere un’azione simbolica, ma costituisce un significativo passo avanti verso una maggiore consapevolezza e tutela dell’ambiente marino.