“Da dove diavolo è uscito fuori?” | Tutti sgomenti per questo nuovo vulcano marino: è imparentato con i Campi Flegrei
Le sorprese nel sottosuolo dell’area dei Campi Flegrei non mancano di certo. La nuova scoperta effettuata da un team di ricercatori ha dell’incredibile
I Campi Flegrei sono un’area vulcanica correntemente attiva che si trova in Campania, che più precisamente affaccia sul golfo di Pozzuoli, a nord di Napoli. La caratteristica dell’area ci viene suggerita direttamente dall’etimologia del suo nome, derivante dal greco antico, che significa ‘campi ardenti’.
La peculiarità rispetto al ben più famoso Vesuvio, che domina il territorio napoletano, è che non si tratta di una cima vulcanica unica, bensì di un campo vulcanico, presentante numerosi crateri e, per l’appunto centri vulcanici. Nel corso degli oltre 80.000 anni di attività, i Campi Flegrei si sono resi protagonisti di alcune devastanti eruzioni, come il Tufo Giallo, avvenuto circa 15.000 anni fa.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, cooperando con l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, hanno condiviso una scoperta senza precedenti nell’area limitrofa ai Campi Flegrei, nonostante la stessa sia sotto monitoraggio costante proprio per via della sua attività.
Si tratta di strutture geologiche che non era mai stato possibile rinvenire prima d’ora, localizzabili in corrispondenza del fondale del Mar Tirreno; tra queste ci sarebbe anche una grossa caldera ubicata proprio sotto il livello dell’acqua. Ma cerchiamo di capire meglio.
Una scoperta di dimensioni mai osservate prima d’ora
Il rinvenimento è arrivato al culmine di uno studio pubblicato su Geomorphology, noto con il nome di ‘Giant Landslide, Hidden Caldera Structure, Magnetic Anomalies and Tectonics in Southern Tyrrhenian Sea‘, condotto proprio dall’operato congiunto, come già anticipato, dell’INGV e del CNR-ISMAR. All’interno del Mar Tirreno è stata scoperta una caldera, frana formatasi a seguito di un’eruzione vulcanica, collocabile nella zona di Ischia.
Sull’argomento è intervenuto proprio un ricercatore dell’INGV, Riccardo De Ritis, che ha spiegato come la caldera presenti dimensioni mai viste prima, potendo aiutare considerevolmente ad accrescere le informazioni legate all’evoluzione dell’area dei Campi Flegrei e dell’Isola di Ischia, anch’essa di origine vulcanica. Per riuscire a comprendere efficientemente la natura dell’elemento rinvenuto si è reso necessario l’impiego di sonde aeree e navali e altri rilevatori magnetici ad alta risoluzione, che grazie alle mappature precedentemente effettuate dal team di ricercatori che hanno seguito lo studio, hanno permesso di individuare la caldera, basandosi sulle caratteristiche geologiche già acquisite relative al fondale tirrenico.
Monitorare l’attività sismica è fondamentale
Il ricercatore del CNR-ISMAR, Salvatore Passaro, ha mostrato come lo studio sia stato in grado di rappresentare un modello per interpretare con maggiore chiarezza le caratteristiche geologiche marine nell’area sottostante i Campi Flegrei. Questa attività può rivelarsi profondamente utile per moderare i rischi rappresentati dalle attività vulcaniche.
Esattamente, perché la zona dei Campi Flegrei, che a dirla tutta corrisponde con una delle aree più densamente abitate dell’intera penisola, è soggetta al fenomeno del bradisismo, che ha contribuito ad accrescere lo stato di preoccupazione e allerta degli studiosi. In cosa consiste? Attraverso il bradisismo il suolo viene sostanzialmente deformato, essendo soggetto a sollevamenti continui che possono provocare anche scosse di terremoto in superficie.