In Adriatico è successa un’ecatombe | L’allarme che è stato lanciato ha dell’incredibile: a rischio le specie marine
L’incidente avvenuto nell’Adriatico potrebbe comportare seri rischi per l’intero ecosistema marino. Cosa sta succedendo?
Il Mare Adriatico, diramazione del Mediterraneo contenuta tra la penisola italiana e quella balcanica, risulta essere l’habitat naturale per numerose specie di animali, a partire dai pesci più comuni fino a svariate biodiversità di crostacei e molluschi, che risultano essere pescati in grandi quantità.
Eppure il settore ittico dell’Adriatico ha dovuto affrontare differenti sfide nel corso degli ultimi anni, a partire dai disagi affiorati in merito alla pratica dell’acquacoltura, mediante cui è possibile far riprodurre in maniera controllata le specie necessarie, appunto, alla produzione ittica o al ripopolamento dei fondali.
Qualche anno fa, ad esempio, il comparto produttivo riguardante cozze e vongole ha vissuto fasi particolarmente concitate, specie per quanto riguarda l’area coincidente con il Delta del Po, in Veneto. Fu la locale Pescagri CIA ad interessarsi in prima linea della problematica, lanciando l’allarme alle autorità competenti ed invitandole ad intervenire, o il rischio corso si sarebbe tradotto nella fine del comparto.
Ma gli allevamenti possono provocare anche altre tipologie di disagi. E’ degli scorsi giorni la notizia che attesta la fuga di centinaia di salmoni atlantici, fuggiti proprio da un allevamento localizzato lungo le sponde croate dell’Adriatico, che ora minacciano l’intero ecosistema adriatico.
L’avvenimento e le sue ripercussioni
L’evento è chiaro. All’interno del canale della Morlacca, nel centro-nord della Croazia, un folto gruppo di salmoni atlantici da allevamento è uscito dalle proprie gabbie, ossia dal sito dove si stava praticando l’acquacoltura, sparpagliandosi per l’intero bacino adriatico. Gli avvistamenti a ridosso della costa croata sono stati innumerevoli ed è stato necessario l’intervento dell’Istituto di Oceanografia e Pesca nazionale, fattosi portavoce di un appello che invita tutti i cittadini a comunicare ogni possibile individuazione della specie.
Questo fenomeno potrebbe generare danni determinanti per l’habitat marino di centinaia di specie. Il rischio più concreto è dato dalla diffusione di patologie che potrebbero impattare in modo smodato sull’ecosistema adriatico, già caratterizzato da una profonda fragilità. L’evento, che vede tra le possibili ripercussioni anche l’incrocio tra i pesci atlantici e le specie che abitano le acque adriatiche, ha contribuito a mettere in luce e riaccrescere il dibattito legato alla sicurezza della pratica dell’allevamento acquatico.
Le falle dell’acquacoltura
In particolare il discorso si è concentrato sull’effettiva messa in pratica delle misure di sicurezza e prevenzione volte ad impedire che incidenti del genere si verifichino. E ora il salmone atlantico, specie in grado di adattarsi e colonizzare anche gli ecosistemi che non gli appartengono, ma che comunque non si presenta come specie autoctona del luogo, rischia di compromettere l’equilibrio del Mare Adriatico, alterandone in maniera definitiva la vivibilità per le altre specie.
Anche le attività economiche locali, come la pesca, sono fortemente soggette ai numerosi rischi riconducibili alla sua diffusione nel territorio. La loro presenza potrebbe causare una riduzione nella pesca delle specie tipiche di queste acque come orate e branzini, comportando un significativo ribasso per gli incassi del settore ittico. La priorità è ora individuare le zone di concentrazione sulla base degli avvistamenti dei cittadini e cercare di intervenire tempestivamente per provare, quantomeno, ad arrestarne la diffusione nell’intero bacino d’acqua, o la situazione potrebbe davvero tradursi nell’irreparabile.