Il parco acquatico più grande d’Europa ha chiuso i battenti | A rischio le orche presenti e lavoro perso per 100 dipendenti
Il parco simbolo degli spettacoli marini in Europa chiude dopo oltre 50 anni, lasciando orche e lavoratori in un futuro incerto.
Da anni i parchi acquatici rappresentano un luogo magico dove famiglie e appassionati possono entrare in contatto con creature straordinarie. Delfini, orche e leoni marini hanno affascinato milioni di visitatori con spettacoli incredibili e momenti di pura emozione. Ma questi luoghi non erano solo sinonimo di divertimento: offrivano anche un’opportunità unica per imparare a conoscere e amare la natura.
Negli ultimi tempi, però, l’opinione pubblica è diventata sempre più critica verso le condizioni in cui vivono gli animali in cattività. Gruppi ambientalisti e associazioni animaliste hanno sollevato dubbi su quanto questi spettacoli rispettino davvero le esigenze degli animali. Questo dibattito ha portato a cambiamenti drastici in molti Paesi, tra cui la Francia, dove nuove leggi stanno riscrivendo il futuro dei parchi marini.
Nel 2021, ad esempio, è stata approvata una normativa che vieta gli spettacoli con cetacei a partire dal 2026. Una decisione che ha fatto discutere parecchio. Da un lato, c’è chi applaude questo passo in avanti verso il benessere animale. Dall’altro, ci sono voci preoccupate per le ripercussioni, non solo sugli animali stessi, ma anche sulle persone che lavorano con loro e sulle strutture che li ospitano.
Insomma, il tema è complesso. Molti si chiedono se vietare gli spettacoli sia davvero la soluzione migliore, oppure se sarebbe stato più saggio adottare un approccio graduale, migliorando progressivamente le condizioni di vita in cattività. Questo cambiamento, inevitabilmente, sta mettendo in difficoltà numerosi parchi marini.
La fine di un’era
Dopo oltre 50 anni di attività, Marineland di Antibes ha chiuso ufficialmente i battenti il 5 gennaio scorso. Fondato nel 1970, questo parco non era solo il più grande zoo marino d’Europa, ma anche una vera e propria icona del settore. Con i suoi 4.500 animali, tra cui orche, delfini e pinguini, era un punto di riferimento per chiunque volesse scoprire il mondo marino da vicino.
Purtroppo, la chiusura era nell’aria da tempo. La pandemia ha ridotto drasticamente il numero di visitatori, passando da oltre un milione di ingressi annuali a meno della metà. E con il divieto degli spettacoli di cetacei all’orizzonte, la situazione è diventata insostenibile. I costi per mantenere una struttura così grande sono enormi: solo per nutrire un’orca servono fino a 100 chili di pesce al giorno. Senza i ricavi generati dagli spettacoli, che attiravano il 90% dei visitatori, non c’erano più le risorse per andare avanti.
Due orche e un futuro incerto
Ora, il vero nodo riguarda il destino delle due orche superstiti del parco. Dopo la morte di due esemplari tra il 2022 e il 2023, queste ultime rappresentano le uniche orche rimaste in Francia. Il loro futuro è tutto da decidere. Ci sono diverse opzioni sul tavolo: trasferirle in un parco giapponese, che sembra aver offerto 2 milioni di euro, o in uno delle Canarie. Altra possibilità, sostenuta dagli animalisti, sarebbe il rilascio in un’area protetta in Canada.
Ma quest’ultima scelta presenta molte incognite. Le due orche sono nate e cresciute in cattività: non hanno mai cacciato né nuotato in mare aperto. Sopravvivere in natura sarebbe un’impresa quasi impossibile per loro. Nel frattempo, restano dubbi anche sugli altri 4.500 animali del parco, che devono essere sfamati e accuditi. Marineland sta cercando di trasferirli altrove, ma servono tempo e risorse. I 103 dipendenti, molti dei quali hanno dedicato anni alla cura degli animali, si trovano ora senza lavoro e senza certezze. Una fine amara per un luogo che ha segnato la storia dei parchi acquatici in Europa.