Questi suoni dagli abissi sono stati un mistero per decenni | Erano balenottere che dialogavano tra loro

Balene che comunicano (Depositphotos foto)

Balene che comunicano (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Un suono misterioso registrato per la prima volta nel 1960: la risposta si nascondeva tra queste particolari balenottere.

Gli oceani, si sa, sono luoghi pieni di misteri. Non è solo l’immensità delle acque a incantare, ma anche quello che si nasconde sotto la superficie. Un mondo che sembra vivo, ma in modi che non riusciamo nemmeno a immaginare del tutto. Tra le cose più affascinanti – e inquietanti, diciamolo – ci sono quei suoni strani che ogni tanto emergono dalle profondità. Suoni che nessuno riesce a spiegare subito, ma che fanno lavorare la fantasia.

Negli anni, i suoni sottomarini hanno alimentato teorie di ogni tipo: da quelle più scientifiche a quelle che sembrano uscite da un romanzo di fantascienza. Molti di questi rumori si possono spiegare con eventi naturali, tipo terremoti o vulcani sotto il mare. Altri, invece, restano sospesi in una zona grigia, come se appartenessero a un mondo parallelo fatto di creature ancora sconosciute.

E poi ci sono quei casi in cui i suoni sembrano “parlare”, come se nascondessero un messaggio. È qui che le cose si fanno ancora più intriganti. Ti ritrovi a chiederti: chi li sta producendo? E perché? Ogni nuova registrazione diventa un pezzo di un puzzle che nessuno sembra in grado di completare. È come se l’oceano fosse un enorme palcoscenico dove si muovono attori di cui non conosciamo neppure i nomi.

E il bello è che, più ci pensi, più questi suoni misteriosi ti conquistano. Non c’è niente di più affascinante di un mistero che non ha risposta. È un richiamo irresistibile, un invito a esplorare il lato più sconosciuto e profondo della natura.

Il bio-duck: un rompicapo che ha fatto storia

Tutto comincia negli anni ’60, quando viene captato un suono assurdo vicino alle calotte dell’Antartide. Non sapevano cosa fosse, ma aveva un ritmo particolare, quasi buffo. Per renderlo meno inquietante – forse per scherzare un po’ – gli scienziati lo chiamarono bio-duck, perché sembrava il verso di una gigantesca papera. Anche se, pensandoci bene, l’idea di una papera enorme non è poi così tranquillizzante.

Per decenni, nessuno ha avuto la minima idea di chi o cosa potesse essere il responsabile di quel verso così bizzarro. Era una di quelle cose che restano lì, sospese tra scienza e leggenda. Un vero rompicapo. Gli strumenti continuavano a captarlo, ma non c’era modo di capire da dove arrivasse. Insomma, il bio-duck è diventato uno di quei misteri che sembrano destinati a rimanere tali per sempre.

Balene (Depositphotos foto)
Balene (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Le balenottere e una scoperta che lascia a bocca aperta

E poi, finalmente, nel 2014 è arrivata la svolta. Era il suono delle balenottere minori dell’Antartide! Questi cetacei incredibili, noti per essere tra i più piccoli della loro famiglia, si sono rivelati i creatori del bio-duck. Ma il vero colpo di scena è arrivato dopo. Non si trattava solo di versi casuali: era una conversazione vera e propria tra gli individui.

Gli scienziati hanno scoperto che i suoni erano emessi in sequenza: uno “parlava” mentre gli altri ascoltavano, per poi rispondere. È come se stessero comunicando, scambiandosi messaggi in un linguaggio che ancora non capiamo. Cosa si stanno dicendo? Nessuno lo sa. Ma una cosa è certa: queste balenottere non smettono di stupirci.