Mediterraneo, dai suo fondali sta emergendo di tutto | Ancora una nuova scoperta: la Sicilia culla di tesori inestimabili

Illustrazione di un fondale marino (Depositphotos)

Illustrazione di un fondale marino (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

Il nostro mare continua e continuerà a sorprenderci! Stanno emergendo nuovi tesori dai suoi fondali, come questo tesoro.

Il Mediterraneo è una delle regioni più ricche di biodiversità e cultura al mondo, un vero e proprio scrigno di tesori naturalistici e archeologici.

Grazie alla sua storia millenaria e alla varietà di ecosistemi, offre un panorama unico di siti di interesse scientifico, storico e ambientale, che attirano studiosi e turisti da ogni angolo del pianeta.

Tra i tesori naturali, il Mediterraneo vanta riserve marine come quella di Port-Cros in Francia e l’arcipelago di Cabrera in Spagna, dove vivono specie rare come la foca monaca e la posidonia oceanica.

Dal punto di vista archeologico, il Mediterraneo è stato teatro di civiltà storiche come quella egizia, greca e romana. Siti come Pompei in Italia, il palazzo di Cnosso a Creta e la città sommersa di Baia testimoniano le ricchezze culturali di quest’area. Resti di antichi porti, ville e anfiteatri narrano le vicende di un passato fiorente.

Un nuovo tesoro

Nelle limpide acque di Santa Maria del Focallo, in Sicilia, è emerso un pezzo di storia: un relitto risalente al VI-V secolo a.C. è stato riportato alla luce durante la quinta campagna del Kaukana Project. A soli sei metri di profondità, gli archeologi hanno scoperto una nave costruita con la tecnica “su guscio”, dove il fasciame stesso costituiva la struttura portante grazie a un sistema di incastri impeccabile. Questa tecnica, sofisticata per l’epoca, è una testimonianza incredibile delle capacità ingegneristiche del passato.

Non lontano dalla nave, il team ha individuato un corredo di ancore di straordinario valore storico. Tra queste, due in ferro databili al VII secolo e quattro ancore litiche, che potrebbero essere addirittura preistoriche. Una di queste, in particolare, mostra segni di fori utilizzati per fissare il legno, offrendo un’affascinante finestra sulle antiche tecniche di navigazione. Ogni dettaglio di questa scoperta parla di commerci, rotte marittime e incontri tra civiltà, in un Mediterraneo che era già allora teatro di traffici e scontri tra le potenze greche e puniche.

Alcuni resti associati al relitto (frame video Youtube Università degli Studi di Udine)
Alcuni resti associati al relitto (frame video Youtube Università degli Studi di Udine FOTO) – www.marinecue.it

Un tesoro da custodire

Il significato di questa scoperta va oltre il valore archeologico. Come ha evidenziato l’assessore ai Beni culturali della Sicilia, Francesco Paolo Scarpinato, il relitto e il suo corredo di ancore testimoniano il ruolo centrale della Sicilia nei traffici marittimi dell’antichità. La nave, che visse probabilmente in un periodo di grandi cambiamenti per il Mediterraneo, racconta di una rete di scambi e relazioni che collegava popoli e culture in un dialogo continuo.

Questi reperti, però, non sono solo un’eredità storica; rappresentano anche una sfida per la conservazione. Proteggere tesori di questo tipo significa non solo valorizzare il passato, ma anche trasmettere alle future generazioni un patrimonio unico e insostituibile. Ogni frammento del relitto e delle sue ancore è una pagina di storia, un ricordo di un tempo in cui il Mediterraneo era il cuore pulsante del mondo conosciuto.