Mediterraneo, scienziati lanciano l’allarme | A rischio tutte le coste: arriva l’epoca degli tsunami devastanti
Il Mar Mediterraneo è a forte rischio: in futuro potrebbero verificarsi allarmanti tsunami. Lo dicono i risultati di un approfondito studio
Cominciamo con il definire cos’è uno tsunami. Gli tsunami sono enormi onde generate dall’improvviso spostamento delle masse d’acqua. Le cause sono variabili, ma in linea generica sono sempre da ricercare in calamità naturali come terremoti, frane o eruzioni vulcaniche.
Il CAT (Centro Allerta Tsunami) è una branca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che si occupa di monitorare costantemente il rischio che si verifichino eventi di tale portata nelle masse d’acqua limitrofe al nostro territorio.
Ad essere attenzionato, in particolar modo, è il Mar Mediterraneo, tra le cui correnti esistono strutture geologiche che rendono il bacino d’acqua una zona sensibilmente esposta al rischio. Su tutti la zona dell’Arco Ellenico, come il Mediterraneo orientale si incontra con il Mar Egeo, nonché punto di contatto tra la placca euroasiatica e quella africana.
Già, perché nel corso della storia il mare situato a sud della nostra penisola è già stato oggetto di maremoti dai risvolti più o meno gravi e la causa è stata sempre da ricercarsi nel movimento e negli eventi prodotti dalle faglie della crosta terrestre.
Lo studio riguardante il Mar Mediterraneo
Sulla rivista Scientific Reports è stato pubblicato uno studio intitolato ‘Including sea-levelrise and vertical land movements in probabilistic tsunami hazard assessment for the Mediterranean Sea‘, frutto della cooperazione di due progetti, comunemente coordinati dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ossia il Savemedcoasts2 e il TSUMAPS-NEAM, finanziati dall’Unione Europea al fine di diffondere i rischi legati alla possibilità di maremoti nell’area mediterranea, considerata dagli esperti particolarmente sensibile e vulnerabile. Gli studi trovano il loro fondamento sulle proiezioni in merito all’innalzamento del livello dei mari fornite dal IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
Il ritmo dell’aumento della soglia si attesta tra i 3 e i 4 mm annui in media, ma varie stime evidenziano come questa cifra sia destinata ad aumentare rapidamente nel corso dei prossimi decenni, sia a causa degli effetti prodotti dal riscaldamento globale, sia a causa dei movimenti tettonici e geologici che interessano la zona. Il ricercatore dell’INGV Marco Anzidei ha esposto la probabilità che entro la fine del XXI secolo il livello potrebbe crescere di oltre 1,1 metri rispetto alla condizione odierna, rappresentando un rischio concreto per le popolazioni che abitano le coste a ridosso del Mar Mediterraneo.
Quali sono i rischi concreti?
Il principale fattore a destare preoccupazione, come già accennato, è la possibile combinazione tra l’innalzamento del livello marino e i movimenti geologici o del sottosuolo. Ad alimentare il rischio a riguardo, una recente analisi sui movimenti verticali delle coste, che sono in grado di amplificare e velocizzare gli effetti dell’aumento della soglia marina nell’area del Mar Mediterraneo. Nel corso dei prossimi 50 anni il rischio che possa generarsi uno tsunami che vada a colpire le zone costiere che affacciano sulla massa d’acqua potrà aumentare tra il 10% ed il 30%. Come affermato dalla ricercatrice dell’INGV Anita Grezio, la ricerca permette di usufruire di strumenti sempre più all’avanguardia per prevenire gli scenari futuri anche più catastrofici, proprio come in questo caso.
Le coste più basse del Mediterraneo sono tra le zone più densamente popolate del mondo e se davvero le proiezioni e le analisi svolte in merito alla ricerca dovessero rivelarsi corrette, prevedendo inondazioni fino a 2 metri, le conseguenze per l’intera area potrebbero rivelarsi devastanti. I fenomeni naturali, si sa, non possono essere impediti o contrastati, ma un’importante opera di prevenzione e pianificazione nella gestione dei potenziali rischi rappresenta un elemento cruciale per permettere di salvaguardare la popolazione e l’ambiente.