Spiagge, c’é l’invasione a causa delle correnti e del vento | Ormai sono impraticabili: “Servono provvedimenti urgenti”

Mare mosso

Mare mosso (Pixabay foto) - www.marinecue.it

Spiagge prese d’assalto da un’invasione inarrestabile: colpa di correnti e vento, ora sono quasi impraticabili e si chiedono provvedimenti.

Il mare ha un potere che pochi luoghi riescono a trasmettere. È quel mix di libertà, pace e bellezza che ti fa dimenticare tutto. Basta guardare le onde che vanno e vengono, sentire il rumore dell’acqua e, per un attimo, sembra che il resto del mondo non esista. Però, dietro a tutto questo incanto, c’è una realtà che fa venire i brividi. Il mare, oggi, sta lottando contro un nemico che gli abbiamo imposto noi: la plastica.

Non è una novità, lo sappiamo tutti che la plastica è un problema. Ma quando ti ritrovi a camminare sulla spiaggia e invece di conchiglie trovi tappi, bottiglie e reti da pesca rotte, capisci davvero quanto sia grave la situazione. Non è solo una questione estetica – anche se vedere certe spiagge deturpate fa male – ma è un segno che qualcosa è andato storto, che stiamo chiedendo troppo al nostro pianeta.

Il mare, per quanto immenso, non riesce a reggere tutto questo peso. Ogni rifiuto che gettiamo, ogni oggetto che abbandoniamo, finisce per tornare indietro, trascinato dalle onde e dal vento. È come se il mare volesse dirci: “Guardate cosa mi state facendo”. E noi, invece, continuiamo come se nulla fosse.

La cosa più assurda? È che spesso nemmeno ci accorgiamo del danno che stiamo causando. La plastica non si ferma alle spiagge: si frammenta in particelle microscopiche, le famose microplastiche, e da lì entra nella catena alimentare. Pesci, molluschi, noi stessi… alla fine, nessuno ne è immune.

Quando le mareggiate svelano il problema

Le mareggiate, come quelle che hanno colpito recentemente la Sardegna, non sono solo eventi naturali. Sono come uno specchio che ci mostra il risultato delle nostre azioni. Spiagge come Is Arenas o San Giovanni di Sinis si trasformano in vere e proprie discariche, sommerse da plastica di ogni tipo: pezzi di ombrelloni, cotton fioc, persino cartucce da caccia trasportate dai fiumi.

E non sono solo gli occhi a soffrire. Gli animali marini, come le tartarughe, sono le prime vittime. Mangiano plastica pensando che sia cibo, si impigliano nelle reti, finiscono per perdere pinne o addirittura la vita. È una catastrofe silenziosa, ma devastante.

Illustrazione di rifiuti di plastica
Illustrazione di rifiuti di plastica (Pixabay FOTO) – www.marinecue.it

Cosa possiamo fare per cambiare le cose

Per affrontare questo problema servono azioni concrete. Gli esperti suggeriscono di organizzare giornate ecologiche per ripulire le spiagge, coinvolgendo studenti, volontari e turisti. Ma non basta. Bisogna sensibilizzare tutti, far capire che ogni gesto conta: smettere di usare plastica usa e getta, smaltire i rifiuti correttamente, partecipare attivamente alla protezione dell’ambiente.

E poi ci sono i progetti come Remedies, che cercano soluzioni innovative per monitorare e rimuovere la plastica dai mari. Sono passi importanti, certo, ma il vero cambiamento parte da noi. Se vogliamo che il mare continui a essere quel luogo magico che tanto amiamo, dobbiamo iniziare a rispettarlo davvero.