Mar Mediterraneo, allarme degli scienziati | Scompariranno tutti i pesci: c’é il rischio forte di epidemie

Un banco di pesci (Depositphotos)

Un banco di pesci (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

Il Mar Mediterraneo è in pericolo! Una moltitudine di specie ittiche non sopravvivranno nei prossimi anni. 

Le epidemie tra i pesci possono causare drastici cali nelle popolazioni marine, compromettendo interi ecosistemi e attività umane come la pesca.

Questi fenomeni sono spesso scatenati da patogeni come virus, batteri, funghi o parassiti, che si diffondono rapidamente in condizioni ambientali favorevoli, come acque sovraffollate o inquinate.

Un esempio noto è il virus dell’herpes koi (KHV), che ha decimato popolazioni di carpe in tutto il mondo. Anche malattie come l’ichthyophthiriasis (“malattia dei puntini bianchi”) possono propagarsi velocemente in allevamenti intensivi, dove i pesci vivono in spazi ridotti e stressanti, aumentando la trasmissione di patogeni.

Gli impatti delle epidemie non si limitano alla perdita di biodiversità, ma colpiscono anche l’economia e la sicurezza alimentare.

Il Mediterraneo sotto “pressione”

Il Mediterraneo è uno degli ecosistemi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Negli ultimi decenni, le sue acque si sono riscaldate a un ritmo superiore rispetto agli oceani globali, con un aumento di +0,4°C ogni 10 anni, rispetto a +0,2°C negli oceani. Questa differenza è attribuita alla scarsa profondità del bacino e al basso ricircolo delle sue acque, limitato dagli stretti passaggi di Gibilterra e Suez. Oltre al riscaldamento, l’acidificazione causata dall’assorbimento di CO2 atmosferica compromette la salute di specie marine come coralli e molluschi, rendendo difficile la formazione di strutture protettive in carbonato di calcio.

Le conseguenze ambientali sono evidenti: le specie autoctone sono in declino, mentre quelle invasive si stanno diffondendo rapidamente. L’innalzamento del livello del mare, già aumentato di 5 cm negli ultimi 10 anni, potrebbe raggiungere tra +40 e +120 cm entro il 2100. Questo fenomeno non solo minaccia la biodiversità, ma mette a rischio le aree costiere densamente popolate, causando la perdita di territorio, danni all’economia locale e migrazioni forzate dalle regioni più colpite.

Variazione delle temperature delle acque del Mediterraneo rispetto al periodo pre-industriale(European Union, Copernicus Marine Environment Monitoring Service)
Variazione delle temperature delle acque del Mediterraneo rispetto al periodo pre-industriale (European Union, Copernicus Marine Environment Monitoring Service FOTO) – www.marinecue.it

Gli impatti dal punto di vista sociale e ambientale

Il riscaldamento del Mediterraneo porta con sé un aumento delle temperature estive, con giorni sopra i 37°C destinati a raddoppiare entro il 2050. Questo cambiamento non solo aumenta i rischi per la salute, soprattutto nelle grandi città costiere come Marsiglia e il Cairo, ma favorisce anche eventi climatici estremi, come ondate di calore e incendi boschivi. Le precipitazioni, già scarse, sono previste in diminuzione del 4% per ogni grado di riscaldamento, aggravando le condizioni delle regioni sudorientali del bacino, già aride e densamente popolate.

Le economie che dipendono dall’agricoltura e dal turismo sono particolarmente vulnerabili. La viticoltura, una delle coltivazioni più importanti per Paesi come Italia, Francia e Spagna, è minacciata da stress idrico e temperature elevate, rendendo alcune varietà inadatte alle aree tradizionali. Il turismo, che rappresenta il 30% degli arrivi globali, potrebbe subire un calo a causa delle temperature estreme e della crescente pressione sulle risorse idriche.