“Non sappiamo più dove sia” | Allarme lanciato in mare: è scomparso e irrintracciabile

Illustrazione di una persona che sta scomparendo (Pixabay)

Illustrazione di una persona che sta scomparendo (Pixabay FOTO) - www.marinecue.it

E’ scomparso nel nulla e non sappiamo più dove sia. E’ scomparso in mare ma non si sa come, ormai è irrintracciabile.

Gli oceani sono vasti archivi di oggetti perduti, dalle navi affondate ai manufatti antropici sommersi. Navi storiche come il Titanic o le flotte spagnole cariche d’oro rappresentano esempi di beni antropici dispersi per calamità o conflitti. 

Oltre alle tracce umane, i mari ospitano risorse naturali scomparse, come intere isole erose dal tempo e sommerse dall’innalzamento del livello del mare.

Esempi famosi includono Doggerland nel Mare del Nord, una vasta pianura che migliaia di anni fa collegava il Regno Unito al continente europeo e oggi giace sommersa, coperta da sedimenti.

Il contributo umano alla perdita di beni in mare è anche legato a incidenti e disastri. Petroliere, aerei, e persino container persi da navi moderne, rappresentano fenomeni ricorrenti che oltre a provocare danni ambientali, diventano simboli della fragilità della tecnologia davanti alla forza della natura.

Alcune scoperte straordinarie

Nel 2022, una missione scientifica guidata dall’oceanografa Anna Wåhlin ha utilizzato il sottomarino autonomo “Ran” per esplorare le cavità sotto la piattaforma di ghiaccio Dotson, in Antartide. Durante 27 giorni di missione, il mezzo ha percorso quasi 1.000 chilometri, raccogliendo dati senza precedenti sulle formazioni subacquee. Tra le scoperte più rilevanti, sono emerse strutture a goccia scolpite dalle correnti, erosioni intricate sulle superfici ghiacciate e una significativa variazione nei tassi di fusione glaciale tra le diverse sezioni della piattaforma.

Questi risultati hanno evidenziato il ruolo cruciale delle correnti profonde nella fusione del ghiaccio, un fenomeno strettamente legato al riscaldamento globale. Le informazioni raccolte non solo ampliano la comprensione dei processi marini antartici, ma sono anche fondamentali per prevedere l’innalzamento del livello del mare e l’evoluzione dei cambiamenti climatici. Il successo della missione ha spinto il team a pianificare un secondo intervento per approfondire le ricerche.

Illustrazione del sottomarino Ran (Anna Wåhlin FOTO) -
Illustrazione del sottomarino Ran (Anna Wåhlin FOTO) -www.marinecue.it

La scomparsa nel nulla

Nel gennaio 2024, durante una nuova missione sotto i ghiacci della piattaforma Dotson, il sottomarino Ran non è riemerso. Nonostante le ricerche estese, il veicolo è rimasto disperso, lasciando gli scienziati senza risposte definitive. Le ipotesi avanzate includono un possibile impatto con una formazione subacquea, un guasto tecnico o persino un’interazione con la fauna marina. Questo evento sottolinea i rischi associati all’esplorazione di ambienti estremi come quelli antartici.

La perdita di Ran ha acceso il dibattito sui limiti della tecnologia attuale. Le scoperte del 2022 restano una risorsa inestimabile per la scienza climatica, ma la comunità scientifica chiede lo sviluppo di strumenti più robusti e sicuri per affrontare sfide simili. Le implicazioni non si fermano alla Terra: le tecnologie necessarie per esplorare i ghiacci antartici potrebbero trovare applicazione nello studio di lune ghiacciate come Europa ed Encelado, ampliando così le prospettive dell’esplorazione spaziale.