L’Oceano sta diventando un cimitero | Migliaia di uccelli stanno morendo senza una ragione: ecco cosa dicono gli scienziati
Preoccupazione degli scienziati per queste specie di animali: ne stanno morendo a migliaia e nessuno sa il motivo.
Gli uccelli marini rappresentano un delicato equilibrio tra cielo e mare. La loro capacità di vivere a lungo in mare aperto, senza mai toccare terra, li rende simboli di adattabilità e resistenza. Dagli albatri alle sterne, molte specie percorrono migliaia di chilometri senza riposo, affidandosi alla ricchezza degli oceani per nutrirsi e riprodursi. Ma questo mondo apparentemente perfetto si sta sgretolando.
Creature marine e uccelli condividono un ecosistema fragile. La sopravvivenza degli uni dipende dalla salute degli altri. I pesci più piccoli, come le acciughe o i merluzzi, forniscono un nutrimento indispensabile per gli uccelli marini. Le alterazioni nei cicli di vita di questi pesci possono scatenare catene di eventi drammatiche. Negli ultimi anni, le anomalie climatiche hanno reso sempre più difficile per molte specie sopravvivere nei loro habitat tradizionali.
L’oceano, pur essendo una vastità apparentemente infinita, è diventato un ambiente sempre più ostile per la vita. Gli uccelli marini, con le loro abitudini strettamente legate ai ritmi naturali degli oceani, risentono immediatamente dei cambiamenti nell’ecosistema marino. Piccole variazioni di temperatura o riduzioni nella disponibilità di pesci possono avere effetti devastanti.
L’Alaska e il Pacifico settentrionale sono alcune delle aree più ricche di biodiversità marina. Qui, gli uccelli trovano tradizionalmente le condizioni ideali per vivere e riprodursi. Tuttavia, qualcosa sta cambiando rapidamente e gli equilibri si stanno spezzando. Gli scienziati osservano con crescente preoccupazione gli effetti di queste trasformazioni su intere popolazioni di uccelli.
Effetti devastanti delle anomalie climatiche
Il fenomeno noto come “The Blob”, un’enorme massa d’acqua insolitamente calda, ha scosso profondamente gli equilibri del Pacifico settentrionale. Tra il 2015 e il 2016, la temperatura dell’acqua è aumentata di circa 2 °C, causando una delle più gravi morie di uccelli marini mai registrate.
Durante questo periodo, lungo le coste dell’Alaska, furono ritrovati i corpi senza vita di almeno 60mila urie comuni. Questi numeri, seppur già drammatici, rappresentavano solo la punta dell’iceberg. Molte altre urie morirono lontano dalle coste, rendendo impossibile una stima precisa della reale entità del disastro.
Milioni di urie decimate nel Pacifico
Uno studio recente pubblicato su Science ha finalmente fatto chiarezza sulla portata della tragedia. La ricerca ha rivelato che durante l’anomalia climatica di “The Blob” sono morte almeno 4 milioni di urie comuni. Questo dato rappresenta circa la metà della popolazione totale di questa specie nell’area prima del 2015.
La causa principale di questa moria è da attribuire al riscaldamento delle acque, che ha ridotto drasticamente la disponibilità di pesce. Le urie, costrette a spendere enormi quantità di energia per nutrirsi, non sono riuscite a sopravvivere alla carenza di cibo. Un intero ecosistema rischia di essere alterato per sempre, lasciando un’eredità incerta per le generazioni future.