Avvistamento specie in estinzione in Italia | Questo squalo è stato rintracciato grazie ai sensori satellitari
In Italia è stata avvistata una specie in via di estinzione: una scoperta possibile solamente grazie ai sensori satellitari.
Sfortunatamente, negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli animali che stanno scomparendo dal nostro pianeta. La distruzione degli habitat, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono solamente alcuni dei fattori che stanno portando molte specie sull’orlo dell’estinzione. Ciò che un tempo era considerato normale, come vedere alcune specie nei loro ambienti naturali, oggi sta diventando una rarità. È una situazione che richiede soluzioni concrete e, soprattutto, innovative.
Gli oceani sono tra gli ambienti più colpiti da questa crisi. La pesca intensiva e l’inquinamento stanno mettendo a rischio intere popolazioni marine. Tra queste, gli squali sono in grave pericolo.
Nonostante siano essenziali per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi marini, vengono spesso cacciati per le loro pinne o uccisi accidentalmente nelle reti da pesca. Molte specie stanno scomparendo silenziosamente, senza che ce ne rendiamo conto.
Fortunatamente, la tecnologia sta offrendo nuove speranze. Oggi, grazie ai sensori satellitari, gli scienziati riescono a tracciare i movimenti degli animali e a studiarli in modo più approfondito. Questo permette di capire dove vivono, come si spostano e cosa si può fare per proteggerli meglio.
Una scoperta importante grazie alla tecnologia satellitare
Recentemente, un gruppo di ricercatori del Virginia Tech ha compiuto un’impresa straordinaria: sono riusciti a tracciare un giovane squalo mako pinna corta (Isurus oxyrinchus) nel Mediterraneo. È la prima volta che uno squalo di questa specie viene monitorato in questa regione. Il mako è uno degli squali più veloci e affascinanti del mondo, ma purtroppo è anche uno dei più a rischio di estinzione.
La scoperta è avvenuta quasi per caso. Durante una spedizione dedicata allo studio degli squali bianchi, il team ha incontrato un giovane mako. Come ha spiegato Brendan Shea, uno dei ricercatori, non si sono lasciati sfuggire l’opportunità: hanno applicato un sensore satellitare allo squalo per seguire i suoi spostamenti. Questo piccolo dispositivo offre informazioni preziose sui movimenti dell’animale e aiuta a capire come proteggerlo meglio.
Come funzionano i sensori e perché sono così utili
Il sensore utilizzato, chiamato pop-off archival tag, raccoglie dati come la temperatura dell’acqua, la profondità e i livelli di luce. Dopo un certo periodo o se lo squalo si spinge a profondità eccessive, il dispositivo si stacca e invia i dati ai ricercatori tramite satellite. In questo modo è possibile sapere dove lo squalo è stato e capire meglio le sue abitudini.
Questa ricerca è parte del progetto White Shark Chase. Al progetto hanno collaborato esperti di varie istituzioni internazionali, come l’Università Politecnica delle Marche e la Stanford University. Questi dati aiuteranno a proteggere non solo lo squalo mako, ma anche l’intero ecosistema marino, garantendo un futuro più sostenibile per i nostri oceani.