Allarme eolico in mare | Le conseguenze sono catastrofiche: non ci sarà più pesce a sufficienza
Installare un parco eolico offshore può salvare la terraferma, ma non sempre è possibile procedere con impianti in acqua: ecco perché!
In Italia, la pesca a strascico è una delle tecniche più diffuse e consiste nel trainare reti sul fondale marino per catturare specie come gamberi, triglie e scampi. Nonostante la sua efficacia, questa pratica è criticata per il suo impatto ambientale, poiché può danneggiare gli ecosistemi marini e impoverire i fondali.
La pesca con palangari è un metodo selettivo che utilizza lunghe lenze dotate di ami, ideale per catturare pesci come tonni e pesci spada. Questo tipo di pesca è apprezzato perché limita il bycatch (cattura accidentale di specie non desiderate) e preserva meglio l’ambiente marino rispetto ad altre tecniche.
Infine, la pesca artigianale, praticata soprattutto da piccole imbarcazioni costiere, utilizza attrezzi come reti fisse, nasse e tramagli. Questo approccio, meno invasivo e sostenibile, non consente di ottenere grandi quantità di pesce.
Ora il mare è popolato da animali e pescatori, ma anche da diversi impianti a energia pulita. Cosa sta succedendo e quali sono le risposte del mare all’arrivo anche dell’eolico offshore? Ecco cosa c’è da sapere.
Il parco eolico
Un impianto eolico offshore utilizza turbine posizionate in mare aperto per convertire l’energia cinetica del vento in elettricità. Le turbine sono ancorate al fondale marino con strutture fisse o galleggianti, a seconda della profondità dell’acqua. Ogni turbina è dotata di pale che, ruotando grazie al vento, attivano un generatore all’interno del mozzo. L’eolico offshore sfrutta i venti più forti e costanti presenti in mare aperto.
Dalla sottostazione marina, l’elettricità generata viene trasportata a terra con cavi sottomarini ad alta tensione. Una volta raggiunta la costa, l’energia è integrata nella rete elettrica, pronta per essere distribuita ai consumatori. La progettazione di un impianto eolico offshore richiede tecnologie avanzate per resistere alle condizioni marine, come la corrosione e le forti onde.
Cosa sta succedendo
Gli 84 nuovi progetti di impianti eolici offshore potrebbero ridurre la pesca a strascico del 21,6%, ma toglie 17.511 km² di superficie alle attività di pesca professionale. Secondo lo studio del Consorzio Mediterraneo, la riduzione impatterebbee anche sulla maricoltura e su altri segmenti della pesca, come i palangari e le reti fisse.
In Italia è operativo un solo impianto offshore, situato a Taranto. La distribuzione geografica dei nuovi progetti è concentrata in Sardegna, Sicilia e Puglia, dove si spera di produrre energia pulita. La notizia arriva da Lacnews24.