Russia, la sua flotta ombra fa paura | L’Italia al centro della lotta: battaglia per la sicurezza in mare

Flotta navale in mare aperto (Depositphotos)

Flotta navale in mare aperto (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

L’Italia si prepara a fronteggiare la flotta ombra, le petroliere illegali che spaventano l’Unione Europea

Le ‘flotte ombra’ con la loro attività di esportazione, costituiscono il 70% circa dell’export marittimo russo. Si parla di una stima che supera addirittura i 4 milioni di barili di petrolio al giorno.

La preoccupazione del Parlamento Europeo è dettata soprattutto dai potenziali danni ambientali che la circolazione di queste petroliere potrebbe provocare.

I deputati di Strasburgo, in allerta costante per il pericolo di disastro ambientale, hanno richiesto un rafforzamento sulla sorveglianza marittima, controlli più rigorosi e sanzioni più severe in caso di irregolarità.

Pericolo di un disastro petrolifero?

Nel corso della storia contemporanea i mari e gli oceani dell’intero globo sono stati imbrattati a seguito di allarmanti disastri petroliferi. Nel 1991, ad esempio, durante il corso della Guerra del Golfo tra Iraq e Stati Uniti, con l’azione volontaria dei soldati iracheni, che per rallentare lo sbarco degli americani in Kuwait riversarono in mare oltre 1.000.000 tonnellate di petrolio.

O l’incidente dell’Ixtoc I, nel golfo del Messico, datato 1979. L’omonima piattaforma petrolifera era impegnata a largo della costa statunitense, quando a causa di un errore, prese fuoco e cominciò a disperdere petrolio in mare. 9 mesi di durata per le operazioni di contenimento e non meno di 480.000 tonnellate disperse in mare.

Navi da guerra (Depositphotos)
Navi da guerra (Depositphotos FOTO) – www.marinecue.it

Le forze dell’ordine italiane chiamate ad ostacolare i russi

Secondo quanto evidenziato da un rapporto dell’Atlantic Council, le forze dell’ordine nostrane, Carabinieri e Guardia di Finanza, potrebbero ricoprire un ruolo cruciale nel contrasto ai traffici illegali sostenuti dalle ‘flotte ombra’. Le misure di contrasto adottate dai paesi del G7, infatti, si sono rivelate insufficienti ad arrestare la circolazione delle petroliere e le forze pubbliche italiane, esperte nella lotta alla criminalità organizzata, rappresentano un’importante risorsa, secondo quanto riferito dall’autrice dello studio, Elisabeth Braw.

L’operato delle forze dell’ordine dovrebbe essere volto all’identificazione dei proprietari delle navi, molto spesso intestate dietro società fittizie che hanno sede in paradisi fiscali. Il loro lavoro potrebbe portare ad una progressiva diminuzione delle circolazione delle flotte, riducendo il rischio che queste bombe ad orologeria, ormai longeve e scarsamente manutenute, possano provocare un disastro ambientale senza precedenti.