Governo Meloni, decisione epocale | No a nuovi permessi per le trivelle in mare, ma si a quelle esistenti più vicine alla costa
Il Governo ha deciso! Sono stati negati nuovi permessi riguardanti le trivelle, ma non per quelle già esistenti.
Le trivelle in mare sono impianti utilizzati per l’estrazione di petrolio e gas naturale dai fondali marini. Questi impianti, noti come piattaforme offshore, perforano il fondale alla ricerca di giacimenti di idrocarburi.
Esistono diversi tipi di piattaforme, tra cui quelle fisse, utilizzate in acque poco profonde, e quelle galleggianti, adatte per acque più profonde. Le trivellazioni offshore sono una componente essenziale del mercato energetico globale.
L’operazione di perforazione richiede tecnologie sofisticate e una pianificazione accurata. I tubi di perforazione penetrano nel sottosuolo marino, estraendo campioni e facilitando l’estrazione degli idrocarburi.
Durante il processo, viene utilizzato un fluido di perforazione per lubrificare, raffreddare e stabilizzare il foro. Tuttavia, le trivellazioni offshore comportano rischi ambientali significativi, come perdite di petrolio e contaminazione dell’ecosistema marino.
Le nuove norme sulle trivellazioni
Il Governo Meloni hanno approvato il nuovo decreto Ambiente, che introduce importanti modifiche alla regolamentazione delle trivellazioni in mare. Mentre viene vietato il rilascio di nuovi permessi per la ricerca ed estrazione di gas e petrolio, per quelli già esistenti è stata ridotta la distanza minima dalle coste. La nuova soglia è di 9 miglia nautiche (circa 16,7 km), rispetto alle precedenti 12 miglia (22,2 km). Secondo il Ministero dell’Ambiente, questa riduzione mantiene comunque un “elevato grado di sicurezza” per i territori circostanti, bilanciando le esigenze energetiche con la protezione ambientale.
Questa misura riguarda anche i permessi di “gas release”, che prevedono la fornitura di gas ad aziende con elevati consumi energetici. La scelta di ridurre le distanze riflette l’intenzione del governo di puntare sull’estrazione di gas naturale come risorsa strategica. Ma la decisione solleva preoccupazioni per l’impatto ambientale sulle aree marine, specialmente per le zone costiere e le aree protette, che potrebbero essere esposte a rischi maggiori di incidenti e contaminazioni.
Le valutazioni ambientali
Il decreto Ambiente introduce anche norme per velocizzare le procedure di valutazione e autorizzazione ambientale. Le commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec saranno responsabili di approvare più rapidamente progetti considerati di “preminente interesse strategico”. Questi progetti includono infrastrutture con un valore superiore ai 25 milioni di euro, finalizzate alla riduzione delle emissioni di CO₂ e alla promozione di tecnologie sostenibili.
Tra le priorità rientrano impianti di stoccaggio geologico della CO₂ e quelli per l’accumulo di energia idroelettrica. Il decreto affronta anche il problema del dissesto idrogeologico, dando maggiori poteri ai presidenti di Regione per accelerare i lavori e garantire un uso efficiente dei fondi. Vengono promosse, infine, soluzioni legate all’economia circolare, come il riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione agricola.