Nessuno vuole il parco marino | Si era alle battute finale, ma non ci sono state offerte: la debacle nordica
Nessuno vuole il parco marino: tutto era pronto alla fine, ma l’assenza di offerte ha segnato una clamorosa debacle nel Nord.
Parliamoci chiaro: il mondo delle energie rinnovabili è una scommessa continua. C’è chi punta tutto sull’energia solare, chi si butta sul vento e chi sogna addirittura di sfruttare le onde del mare. Tra tutte queste soluzioni, i parchi eolici marini sembrano quelli con più potenziale: il vento soffia forte, le pale girano e l’elettricità arriva senza inquinare. Ma è davvero tutto così semplice?
Prendiamo la Danimarca, per esempio. Sì, quel piccolo paese del Nord Europa che tutti ammirano per il suo impegno verso un futuro “verde”. Da anni costruiscono parchi eolici in mare aperto come se fossero pezzi di Lego. Ma anche i migliori, a volte, inciampano. E quando succede, non è una bella figura.
Il punto è che non basta avere il vento dalla tua parte. Per portare a casa questi progetti giganteschi servono anche i soldi e, soprattutto, una bella dose di fiducia da parte degli investitori. Se i governi non danno una mano con qualche incentivo o sussidio, rischi di trovarti con un progetto grandioso sulla carta e… il nulla di fatto nella realtà.
Perfino le aziende più grosse, come Orsted, che sono praticamente i campioni del mondo dell’eolico offshore, devono fare i conti con la dura realtà dei numeri. Non basta costruire turbine e installarle in mezzo al mare.
L’asta danese che finisce in un flop
Devi anche garantire che tutto funzioni per decenni, con manutenzione e aggiornamenti continui. E se i conti non tornano, è un bel guaio. E infatti eccoci qua. La Danimarca aveva lanciato una gara per realizzare il più grande parco eolico marino del paese.
Un progetto ambizioso, pronto a cambiare il futuro dell’energia. Ma alla fine? Nessuno si è fatto avanti. La gara è andata deserta. Zero offerte, zero entusiasmo.
Senza incentivi, niente affari
Il motivo? Troppo rischioso e troppo costoso. L’asta non prevedeva aiuti statali, e senza un piccolo incentivo, anche i giganti del settore hanno preferito fare marcia indietro. Persino Orsted ha detto “no, grazie” e si è tirata fuori dalla corsa. Una concessione di 30 anni nel Mare del Nord senza un minimo di supporto? Troppo per chiunque.
Il risultato è una situazione surreale: un progetto mastodontico che sulla carta doveva essere una rivoluzione verde, ma che si è trasformato in un enorme buco nell’acqua. Gli investitori non vogliono rischiare da soli, e senza finanziamenti pubblici, le speranze di vedere nuove turbine girare nel Mare del Nord sembrano svanite.