Mare, utilizzarlo per produrre energia si rivela una chimera | La start up ha dichiarato fallimento: nessuno la segue
Un progetto nato con grandi speranze per produrre energia sostenibile dal mare rischia di naufragare letteralmente.
Il mare è sempre stato fonte di ispirazione infinita e opportunità. Dai tempi più antichi fino ad oggi, le sue onde, le sue correnti e quell’immensa distesa blu hanno alimentato sogni e sfide. Negli ultimi anni, però, qualcuno ha iniziato a guardarlo con occhi diversi: e se fosse la chiave per l’energia sostenibile del futuro?
Immaginare di sfruttare il moto ondoso per produrre elettricità sembrava una di quelle idee brillanti che potevano davvero fare la differenza. E infatti, non sono mancate startup pronte a raccogliere questa sfida. Tra scienziati con la testa tra le nuvole e laboratori ipertecnologici, si è cercato di inventare dispositivi capaci di trasformare l’energia delle onde in qualcosa di utile.
C’erano le competenze, c’erano le idee e soprattutto c’erano grandi partner industriali che sembravano credere nel progetto. All’inizio tutto era entusiasmo, speranza, e un po’ di quella sana euforia che serve per affrontare una sfida del genere.
Ma, si sa, ogni sogno deve fare i conti con la realtà, quella dura e spietata fatta di conti, costi e risultati concreti. Le onde del mare non si possono controllare facilmente e creare una macchina che sappia sfruttarle al massimo è tutt’altro che semplice. Ci vogliono soldi, tanta pazienza e, soprattutto, partner che non abbandonano la nave alla prima difficoltà.
Energia e innovazione: una coppia complicata
E quando l’entusiasmo finisce e i risultati non arrivano, iniziano i problemi. Progetti ambiziosi, anche se promettenti, possono fermarsi a un passo dal traguardo. Serve più di una semplice idea brillante per farcela; serve una fiducia a prova di bomba e una solidità economica che non tutti riescono a garantire.
Tutto questo ci racconta una cosa chiara: sviluppare energia pulita non è solo questione di buone idee. Per passare dai laboratori al mondo reale serve un impegno costante e qualcuno disposto a scommettere sul progetto anche quando le cose si mettono male. La transizione energetica non si fa solo con le parole, ma con un supporto reale che resista agli ostacoli lungo il percorso.
Una tecnologia a rischio naufragio
Questa è esattamente la situazione che ha vissuto Wave for Energy, una startup di Torino che voleva creare energia pulita sfruttando le onde del mare. Partita con il supporto di Eni e del Politecnico di Torino, aveva tutte le carte in regola per diventare un successo. Le onde del mare vicino a Pantelleria dovevano alimentare una macchina innovativa, ma le cose non sono andate come previsto. A un certo punto, Eni ha iniziato a raffreddare l’entusiasmo.
Dopo i test, la multinazionale ha concluso che mancavano i presupposti tecnici ed economici per portare avanti il progetto su larga scala. Nel frattempo, Wave for Energy si è trovata con un buco di un milione di euro e una pila di fatture da pagare. Tra dieci giorni, un liquidatore deciderà se accogliere l’istanza di fallimento avanzata da un fornitore. E con questo rischio, potrebbero finire nel dimenticatoio anche i venti brevetti e il sogno di una tecnologia che, per un attimo, sembrava davvero poter cambiare le cose.