Scopri la battaglia per proteggere l’ecosistema marino tra Nisida e la Gaiola. Un’area protetta minacciata dagli scarichi.
La costa che si estende tra Nisida e la Gaiola è una delle poche zone di mare urbano ancora intatte a Napoli. Non è solo un angolo di mare cristallino, ma un vero e proprio scrigno di biodiversità. Tra fondali punteggiati di coralligeno e distese di Posidonia oceanica, quest’area rappresenta un habitat unico, riconosciuto e protetto a livello internazionale. A garantirne la tutela ci pensa la Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e l’Area Marina Protetta del Parco Sommerso di Gaiola.
Negli ultimi anni, la difesa di questo tratto di costa è diventata una priorità per molti. Associazioni ambientaliste, studiosi e cittadini si sono battuti con determinazione per proteggere questo delicato ecosistema. La sua fragilità richiede cure e attenzioni costanti, evitando qualsiasi intervento che possa comprometterne l’equilibrio naturale.
Eppure, nonostante gli sforzi e le campagne di sensibilizzazione, i problemi non sono finiti. Con la riqualificazione del sito industriale di Bagnoli-Coroglio, è stato presentato un progetto che prevede l’aumento degli scarichi di acque reflue proprio nei fondali protetti. Un’idea che, secondo molti esperti, rischia di mettere in ginocchio l’intera area marina.
Le voci critiche non hanno tardato a farsi sentire. Ambientalisti ed esperti hanno messo in guardia dai pericoli di questa scelta, sottolineando non solo la perdita di biodiversità ma anche i possibili effetti negativi sulla salute dei napoletani. La risposta della comunità è stata forte e compatta, con petizioni e raccolte firme per fermare quello che viene visto come un progetto insostenibile.
Nonostante le proteste e i richiami degli esperti, il governo ha comunque dato il via libera al progetto con un decreto ministeriale. Il via libera è arrivato dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Cultura, scatenando una vera e propria ondata di indignazione. L’associazione Marevivo ha alzato la voce, denunciando come questa decisione abbia ignorato del tutto le analisi tecniche che avvertivano dei possibili danni irreversibili al fragile ecosistema della zona.
Rosalba Giugni, a capo di Marevivo, non ha usato mezzi termini: questo decreto è un colpo basso alla riserva naturale. Ignorare le valutazioni scientifiche e le osservazioni degli esperti significa mettere a rischio non solo la biodiversità ma anche il concetto stesso di aree marine protette.
Anche Maurizio Simeone, direttore dell’Area Marina Protetta della Gaiola, ha espresso tutta la sua preoccupazione. Per lui, questa decisione rappresenta una delle pagine più buie per il mare di Napoli e per la tutela delle aree protette in tutta Italia. Simeone ha sottolineato come i pareri tecnici siano stati praticamente ignorati, creando un precedente che potrebbe essere molto rischioso per il futuro della protezione ambientale.
C’è il timore che questa decisione apra le porte ad altri progetti simili, con potenziali danni ad altri ambienti naturali delicati. Il mancato ascolto di esperti e cittadini mette in discussione la credibilità delle istituzioni che dovrebbero garantire la tutela dell’ambiente. Questo episodio fa emergere un problema più grande: il difficile equilibrio tra sviluppo urbanistico e difesa della natura.
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