Estrazione di minerali in mare, il Governo dice stop | Impatti negativi maggiori dei benefici: si rischia tutto
Una decisione che blocca un progetto rischioso: il futuro delle risorse naturali è appeso a un filo
La crescente richiesta di minerali rari per le tecnologie moderne sta spingendo tanti paesi a guardare ai mari come una nuova fonte di ricchezza. Ma, dietro questa idea, ci sono rischi che potrebbero essere molto più gravi dei benefici.
L’idea di scavare nel fondo del mare per ottenere minerali sembra una soluzione geniale in un periodo in cui le risorse scarseggiano, ma il mare, con le sue profondità misteriose, è ancora una parte sconosciuta del nostro pianeta. Le sue acque nascondono segreti che non abbiamo ancora del tutto svelato.
I minerali che si trovano nei fondali sono fondamentali per produrre batterie e dispositivi elettronici. Certo, estrarli potrebbe risolvere la crescente domanda di materie prime, ma le conseguenze per l’ambiente potrebbero essere disastrose. Distruggere habitat vitali e compromettere una biodiversità che non conosciamo a fondo è un rischio enorme.
In più, i suoni dell’industria mineraria, i rifiuti tossici e i cambiamenti negli ecosistemi potrebbero avere effetti devastanti anche sulla pesca, che per milioni di persone in tutto il mondo è una fonte di sussistenza. La comunità internazionale ha già fatto sapere di essere contraria all’estrazione mineraria in mare, chiedendo che venga considerato prima di tutto l’impatto sull’ambiente.
Una pausa inaspettata per un progetto rischioso
La recente decisione della Norvegia di sospendere la concessione di licenze per estrarre minerali dal mare ha fatto parlare di sé. Il progetto che doveva partire nel 2025 è stato bloccato, con tutte le attività minerarie nell’Artico rinviate almeno fino al 2024. Questo stop è arrivato dopo che scienziati e ambientalisti hanno alzato la voce per mettere in evidenza i pericoli legati a un’attività così invasiva.
Intanto, la Green Minerals, la startup norvegese che sperava di fare miliardi con il progetto, ha visto il valore delle sue azioni crollare del 40%. Nonostante lo stop, l’azienda non sembra intenzionata a mollare e punta a riprendere l’attività nei prossimi anni.
Tra scienza e industria
Il dibattito sul Deep Sea Mining ha coinvolto più di 900 scienziati, che hanno chiesto di fermare l’estrazione nei fondali marini. Paesi come Francia, Germania e Canada si sono espressi contro la Norvegia, preoccupati che le sue decisioni possano avere conseguenze irreparabili.
Eppure, l’industria non sembra volersi fermare. Alcuni investitori, come quelli della Green Minerals, sono ottimisti e si aspettano di riprendere l’estrazione a partire dalla fine del decennio. Ma resta una domanda fondamentale: è davvero il caso di rischiare tutto per un progresso che potrebbe non essere sostenibile?