Trasporti marittimi, l’Europa ha stravolto tutto | Il nuovo carburante però sta deludendo: meglio tornare al passato?
Emergono nuove criticità nel settore dei trasporti marittimi: la decisione dell’Europa ha stravolto tutto.
Il trasporto via mare è da sempre il cuore pulsante del commercio globale: basti pensare che circa il 90% delle merci nel mondo viaggia sulle navi. Questo settore collega economie, popoli e risorse, e consente uno scambio continuo che alimenta le nostre società. Ma oggi, mentre il mondo si impegna a combattere la crisi climatica, il trasporto marittimo si trova davanti a una sfida cruciale: come continuare a crescere riducendo l’impatto ambientale.
Negli ultimi anni, molte flotte hanno cercato soluzioni per ridurre le loro emissioni. Si parla sempre più di carburanti alternativi e di tecnologie innovative, perché il sistema attuale, basato su combustibili fossili, è insostenibile. Tuttavia, la strada verso un trasporto veramente sostenibile è tutt’altro che semplice. Non basta ridurre un po’ le emissioni: servono cambiamenti radicali per rendere davvero “green” un settore così grande e complesso.
Tra le alternative proposte, il Gas Naturale Liquefatto (GNL) è spesso presentato come una soluzione temporanea per abbattere le emissioni rispetto ai carburanti tradizionali. Molte compagnie lo hanno adottato sperando di rispettare le normative internazionali e fare un passo verso la sostenibilità. Ma il GNL è davvero così “pulito”?
Ridurre l’impatto ambientale delle navi non dipende solo dal tipo di carburante: contano anche l’efficienza delle rotte, i consumi e il design delle imbarcazioni. Le normative, poi, giocano un ruolo fondamentale, spingendo il settore a scegliere tecnologie più sostenibili. Ma se queste regole non sono abbastanza precise, si rischia di fare scelte che sembrano verdi, ma che non lo sono affatto.
Il vero costo ambientale del GNL
Il GNL, in teoria, dovrebbe inquinare meno. Eppure, secondo un rapporto di Transport & Environment (T&E), un importante think tank europeo, l’uso di questo carburante inquina fino al 30% più del limite previsto dal regolamento FuelEU Maritime. Il problema è che si considerano solo le emissioni prodotte durante l’uso, trascurando tutto quello che succede prima.
Quello che manca all’appello sono le emissioni “upstream”, cioè quelle prodotte durante l’estrazione, il trasporto e la lavorazione del gas. Sommando questi fattori, emerge che il GNL non è affatto così sostenibile come si crede. Questo significa che le navi che lo usano continuano a contribuire in modo significativo all’inquinamento, spesso più di quanto le norme consentirebbero.
Un cambio di rotta necessario
Per correggere il tiro, l’Unione Europea deve aggiornare la normativa e includere tutte le emissioni nel calcolo, senza lasciare “zone grigie”. Altrimenti si rischia di incentivare una falsa soluzione, investendo miliardi in tecnologie che non portano ai risultati sperati.
Il futuro del trasporto marittimo deve guardare oltre il GNL, puntando su carburanti veramente sostenibili come l’ammoniaca o il metanolo sintetico, che offrono prospettive più solide per un mare davvero più pulito.