Granchi, il loro antenato era prezioso | Scoperto dopo 450 milioni di anni: tutto ricoperto d’oro
La frase “prendere un granchio”, questa volta assume una connotazione diversa. E’ totalmente ricoperto “d’oro”.
I granchi, appartenenti all’ordine dei Decapodi, hanno una storia evolutiva che si estende per oltre 200 milioni di anni.
Le prime forme di granchi risalgono al Triassico. Questi organismi marini erano caratterizzati da un corpo segmentato e le antenne.
La principale caratteristica che ha definito i granchi moderni è stata l’acquisizione di una corazza rigida, nota come esoscheletro, che offre protezione dai predatori.
Questo sviluppo ha avuto un impatto significativo sulla loro capacità di sopravvivere in ambienti marini difficili, permettendo ai granchi di occupare diverse nicchie.
Una scoperta “d’oro”
Nel 2024, una scoperta affascinante ha avuto luogo nel sito di Beecher’s Bed, a New York, dove è stato rinvenuto un fossile che ha suscitato immediatamente l’interesse della comunità scientifica. Questo fossile, appartenente a una specie sconosciuta e denominata Lomankus edgecombei, risale a circa 450 milioni di anni fa (Ordoviciano). Ciò che rende il fossile così straordinario è la sua apparente colorazione dorata, dovuta alla presenza di pirite, un minerale che è spesso chiamato “oro degli stolti”.
Lomankus edgecombei è stato identificato come appartenente al gruppo estinto dei Megacheira, un ramo evolutivo che si riteneva fosse scomparso alla fine del Cambriano. Questo artropode, che potrebbe sembrare un lontano parente dei granchi, ragni e scorpioni, possedeva una serie di caratteristiche anatomiche uniche, tra cui l’assenza totale degli occhi e la presenza di piccole appendici frontali. Queste appendici suggeriscono che Lomankus vivesse in ambienti marini, probabilmente vicino ai fondali oceanici, un habitat che era sommerso d’acqua durante l’epoca in cui il fossile si è formato.
Le implicazioni evolutive
La conservazione del fossile di Lomankus edgecombei è un esempio straordinario di come i processi geologici possano preservare dettagli anatomici finemente strutturati nel corso dei millenni. La pirite, che si è depositata sui tessuti molli dell’animale, ha permesso di mantenere intatti molti aspetti del suo corpo, sostituendo gradualmente le parti più deperibili prima che potessero scomparire. Questo fenomeno ha trasformato il fossile in una sorta di “corazza d’oro”, che non solo ha contribuito alla sua protezione, ma ha anche reso possibile la sua scoperta e analisi da parte degli scienziati moderni.
La scoperta ha avuto anche implicazioni significative per la comprensione dell’evoluzione degli artropodi. In particolare, ha mostrato che la linea dei Megacheira si è estesa ben oltre la fine del Cambriano, sopravvivendo fino al periodo Ordoviciano. Ciò ha messo in discussione le teorie precedenti secondo cui questo gruppo si fosse estinto prima. Inoltre, la particolare morfologia del Lomankus, con le sue appendici anteriori specializzate, offre nuovi spunti sulle modalità di evoluzione degli artropodi, suggerendo che questi animali abbiano sviluppato caratteristiche simili ai moderni scorpioni e ragni.