Artico, da dove viene quella colonna di gas? | Sui fondali la scoperta terrificante: vulcani attivi minacciano la navigazione
Nell’Artico è stata scoperta una colonna di gas, che sembra provenire dai fondali oceanici. Sono vulcani sottomarini.
I vulcani attivi nei fondali marini, noti anche come vulcani sottomarini, sono strutture geologiche che si trovano sotto la superficie degli oceani.
Questi vulcani si formano quando il magma, proveniente dal mantello terrestre, riesce a fuoriuscire attraverso fessure nella crosta oceanica.
La maggior parte di questi vulcani è invisibile dalla superficie, ma alcuni di essi possono arrivare a emergere sopra il livello del mare formando isole.
I vulcani sottomarini sono distribuiti principalmente lungo le dorsali oceaniche, le zone di subduzione e le fessure tettoniche.
La scoperta di alcuni vulcani
Nel corso della missione autunnale 2024 della Guardia Costiera USA, a bordo della nave Cutter Healy, è stata effettuata una scoperta straordinaria nelle acque artiche. A una profondità di circa 1.600 metri, gli scienziati hanno individuato una formazione che assomiglia a un vulcano sottomarino, con una maestosa altezza di 500 metri dal fondale oceanico. Questa imponente struttura non solo rappresenta una meraviglia geologica, ma sembra anche emettere una colonna di gas che si estende verso la superficie, un fenomeno che potrebbe avere implicazioni importanti per l’ambiente marino e per le future esplorazioni sottomarine.
L’area di scoperta si trova nel mare di Chukchi, tra gli Stati Uniti e il Canada, e il progetto Alaskan Arctic Coast Port Access Route Study mira a mappare queste acque inesplorate. Sebbene l’attività vulcanica sottomarina non rappresenti un pericolo diretto per la navigazione, la presenza di tali strutture potrebbe causare turbolenze e alterare la stabilità delle rotte marine. L’emissione di gas dalla struttura potrebbe avere un impatto sul clima locale, con possibili effetti a lungo termine sulla fauna marina e sulla qualità dell’acqua.
Un laboratorio naturale
La missione della Cutter Healy non solo ha portato alla luce questa affascinante scoperta, ma ha anche costituito un’opportunità per formare la nuova generazione di scienziati polari. Dieci giovani ricercatori hanno partecipato attivamente alla missione, acquisendo esperienza pratica nelle difficili condizioni artiche. Questa formazione sul campo è essenziale per il futuro delle missioni interdisciplinari in una regione che, purtroppo, è ancora poco conosciuta.
Nonostante i successi della missione, la Healy ha dovuto affrontare gravi difficoltà tecniche. Un incendio che ha danneggiato il sistema elettrico della nave a luglio ha costretto l’equipaggio a interrompere temporaneamente la ricerca. Sebbene il problema sia stato risolto e la nave sia tornata operativa, questo incidente ha messo in evidenza i potenziali rischi associati a operazioni in ambienti estremi come l’Artico.