Calabria, il mare sta diventando una discarica a cielo aperto | Questo viene usato per produrre energia e poi rilasciato in mare: è allarme
La Calabria, regione ricca di bellezze naturali e soprattutto bacini d’acqua, si trova a vivere un assurdo paradosso.
La Calabria è famosa per le sue spiagge da cartolina, per quel mare limpido che sembra dipinto. Però, se guardiamo più da vicino, c’è qualcosa che non torna. Dietro il blu delle acque si nasconde una realtà complessa, fatta di contrasti e decisioni difficili.
Dai laghi della Sila ai corsi d’acqua che attraversano la regione, la Calabria è una terra ricca di riserve idriche. O almeno così dovrebbe essere. Qualcosa non quadra, e non è solo colpa della siccità o del clima che cambia.
Gran parte di questa abbondanza finisce per alimentare centrali idroelettriche, che producono energia sfruttando il salto delle acque. Non ci sarebbe nulla di male, anzi: l’idroelettrico è una delle fonti più pulite e sostenibili, almeno sulla carta. Il problema è che, in questo gioco, sembra che l’ambiente e l’agricoltura restino in secondo piano.
E poi c’è il mare, che in tutta questa storia fa quasi da spettatore silenzioso. O forse no, perché il prezzo di queste scelte lo paga anche lui. È un sistema molto pericoloso, con un impatto che va oltre quello che possiamo vedere a occhio nudo.
Un sistema che spreca e divide
Prendiamo i laghi della Sila, per esempio. Qui si concentra una delle risorse più preziose della regione, gestita da una multinazionale dell’energia. I rilasci d’acqua servono a far funzionare le centrali, ma i bacini di accumulo, progettati per recuperare ciò che viene utilizzato, sono troppo piccoli.
Cosa succede allora? L’acqua scivola via, inutilizzata. Questo sistema, che dovrebbe essere una soluzione, finisce per creare più problemi: da una parte ci sono agricoltori che protestano, dall’altra si assiste a uno spreco enorme di acqua.
Il paradosso calabrese e il mare che soffre
Uno dei casi più assurdi è quello del fiume Neto. Qui, milioni di metri cubi d’acqua, che potrebbero irrigare campi o dissetare interi comuni, vengono scaricati direttamente nel Mar Jonio. Sembra uno scherzo, eppure è la realtà. Nel frattempo, chi vive e lavora in Calabria continua a chiedere una gestione più attenta, più logica.
Perché non si può permettere che il mare diventi, paradossalmente, una “discarica a cielo aperto” di acqua potenzialmente utilizzabile, il punto di arrivo di un sistema che perde da tutte le parti. Stiamo parlando di uno spreco immane che nessuno sembra intenzionato a fermare. Tra agricoltura, industria e ambiente, la gestione delle risorse idriche è una partita aperta, e spesso a perdere è proprio il territorio.